di Elena Sopranzi
Una foto di famiglia del 1956 scattata dal cugino di mio papà, Jacques Richard. Suo padre, Giosuè Sopranzi, emigrò quale artigiano stuccatore, decoratore e gessatore. Lavorò in ville, chiese e palazzi della Costa Azzurra ed eseguì importanti decori in una residenza della Regina Vittoria (Gran Bretagna) nella regione di Nizza. Da sinistra si riconoscono: Marthe Richard, Elena e Giuseppe Sopranzi con la moglie Cornelia nata Gianinazzi, Gabriella Sopranzi, Pépé e Zita Richard nata Sopranzi, Marianna detta Ianin Sopranzi con le figlie Lucia e Maria (mie zie). Davanti: i bambini Wanda Mykala, Jacqueline Richard, Annamaria e Giovanni Sopranzi.
Nel 1911 mio bisnonno e mio nonno costruirono la loro grande casa sulla Cantonale (ora strada di Pregassona 11). Al pianterreno aprirono il primo ufficio postale della zona, con vasto atrio per gli utenti. A lato, arredarono un negozio di coloniali e commestibili per mia nonna Marianna (Marianin: per tutti diventata la Ianin). E così, per tre generazioni, la famiglia Sopranzi gestì la Posta di Pregassona in qualità di buralisti e con la distribuzione della corrispondenza nelle varie frazioni del comune. All'inizio, e per vari anni, fatta a piedi in ogni stagione! L'ampia terrazza davanti all'ufficio PTT era spesso occupata da colli, pacchi e pacchetti che le ditte spedivano per posta in tutto il Ticino e nella Svizzera interna, specialmente nel periodo prenatalizio. Una era la Selma panettieri e pasticcieri (di Emilio e Mario Steiger), i cui laboratori si trovavano alla Bozzoreda. Ricordo la montagna di panettoni di varie dimensioni e peso, nelle loro scatole quadrate, che profumava di dolce l'intera terrazza. Poi c'erano i cartoni con i prodotti della pregiata salumeria di Giuseppe Casagrande di Bozzoreda (chiamata allora Bosciorera); i salumi sprigionavano altri allettanti profumi.
C'era la ditta Spohr, con prodotti chimici, poi arrivavano i pesanti colli della ditta Giovanni Lucchini con una, due, tre e fino a sei bottiglie di pregiati vini. Tutti pacchi-dono natalizi indirizzati alla clientela locale e d'oltre Gottardo delle aziende luganesi. Da ragazzina aiutavo con piacere mio papà. Colli e pacchi venivano smistati in gruppi, a seconda di peso e dimensioni. Il papà mi indicava come affrancarli con i francobolli adatti, che incollavo a lato dell'indirizzo dopo averli inumiditi con la spugnetta. Poi c'era il numero di controllo da incollare, che veniva iscritto. Sui pacchi con i vini applicavo le etichette «Fragile », con il tipico bicchiere. Quando tutto era pronto, il furgone postale portava via tutti questi mucchi di pacchi-regalo per lo smistamento o spedizione. Così il periodo natalizio era movimentato a casa nostra! I miei genitori non avevano tempo di portarci a vedere le vetrine o a scegliere i doni del Gesù Bambino (eravamo in cinque: quattro sorelle e un fratello). Che serenità regnava allora, malgrado il lavoro! Buone feste a tutti i lettori della Rivista di Lugano.