I ragazzi del muretto

di Fausto Sassi

«Ciao Tato».
«Ciao Adriana, tutto bene?».
«Tüt ben, grazie».
«E il Roberto?».
«Ci sono, ci sono. Ciao Tato, vecchio amico».
«Hai proprio ragione di dirlo».
«Cosa?».
«Vecchio».
«Ma noo, non intendevo quello. Visto che ti conosco da cinquant’anni, per me sei un vecchio amico».
«Ueila, Adriana, che raffinatezza di risposta!».
«Cusa ta credat, l’u tiraa sü ben, veh!».
«…».
«È vero, Tato, non volevo metterlo in dubbio, comunque mi fa piacere vedervi in buona, anzi ottima salute».
«Tato, ma che cos’è la storia dei “Ragazzi del muretto”? Non era una serie televisiva che trasmetteva la Rai negli anni novanta?».
«Esatto, una serie ambientata tra gli adolescenti e girata a Roma attorno a un muretto di piazza Mancini, nel quartiere Flaminio. Raccontava le problematiche giovanili come la scuola, gli amori, i tradimenti, le delusioni, le corna, gli ideali, il razzismo, le difficoltà del primo impiego».
«Ma cosa c’entrano quei ragazzi del muretto?».
«Quelli là non c’entrano niente, io mi riferisco a quelli di qui, i ragazzi del muretto di Cassarate».
«Cassarate?».
«Esatto, ma devo fare un passo indietro nel tempo. Nel 1985 Milan Ilic, un giovanotto di 25 anni con moglie e due figli, arriva a Lugano dall’ex Jugoslavia per sfuggire a sentimenti di conflitti che si respiravano nell’aria e in cerca di lavoro. Meccanico di formazione, inizia lavorando nella sua professione per un breve periodo, poi cambia mestiere e, per un anno, diventa aiuto cameriere al ristorante Gambrinus, quindi si sposta all’Oasi di Morcote. Seguono sette anni al Caffè Federale e alla Cantina Ticinese, sempre come cameriere. Nel 2001 ritira l’Osteria Alice, di fronte alle scuole di Cassarate e, quando l’attigua agenzia di viaggi chiude, ritira il locale e ci istalla la cucina. Sempre al suo fianco c’è la moglie Milika (detta Miki) e, ogni tanto, danno una mano anche i figli, che nel frattempo gli hanno regalato tre nipotini. Se era bravo come cameriere lo è di più come cuoco. Cucina parecchie pietanze in recipienti di terracotta: agnello, stufati, minestroni, zuppa di fagioli… Tra le sue specialità ci sono il maialino allo spiedo e, quando riesce a trovarli, i funghi con polenta o tagliatelle».
«Bella storia, ma cosa c’entrano i ragazzi del muretto?».
«C’entrano. All’inizio della pandemia, e conseguente lockdown, tutti i locali pubblici devono rimanere rigorosamente chiusi. Milan e la moglie Miki seguono l’imposizione e lui incomincia a offrire un servizio takeaway. I suoi abituali clienti degli aperitivi cosa fanno? Entrano nel bar, comprano una, due, tre bottiglie di vino, prendono i bicchieri e si accomodano sul muretto delle scuole di Cassarate, proprio dall’altra parte della strada. Gli scolari non ci sono perché sono in vacanza quindi, se nella serie televisiva i ragazzi di Roma avevano meno di vent’anni, quelli di Cassarate sono i loro nonni, con oltre settant’anni ma con lo stesso spirito allegro e gioioso».
«Hai capito i ragazzi del muretto di Cassarate! E il signor Milan e sua moglie cos’hanno detto?».
«Erano allegri e felici come i loro clienti. Sapete, i frequentatori dell’osteria arrivano da tutta la città e si può incontrare dall’ingegnere astronautico al cameraman televisivo, dalle vecchie glorie del Lugano di calcio o di hockey alla persona comune. Milan dice sempre che se affettivamente offri qualcosa ai tuoi clienti, loro ti saranno fedeli».
«Anca mi ga vöri ben ai noss client».
«Lo so bene! Verso la fine d’agosto-inizio settembre, Milan cucina peperoni ripieni, una sua specialità, zuppa di fagioli e polenta e funghi e li serve gratuitamente agli habituées».
«È così che si fidelizza la clientela. Dove hai detto che si trova l’osteria Alice?».
«Davanti alle scuole di Cassarate, sull’angolo. Adesso il muretto non è più frequentato perché l’accessibilità al bar e al ristorante è garantita, ma se dovesse subentrare un altro lockdown – tocchiamo ferro! – il muretto è sempre lì, e ripartirebbe alla grande».
«Ah sì, vedo dove si trova. Uno di questi giorni passerò».
«A vedé inudua l’è?».
«No, mamma, anche a magiare qualcosa, poi prendo un bicchiere di bianco e vado a sedermi sul muretto».
«Bravo, intanto però noi andiamo dalla Portughesa che, anche non ha muretti, è pur sempre la Paula e pure lei ha i clienti affezionati come noi. O no?». 

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sull'edizione del 01.10.2021

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