Nell’ambito della sua attività dedicata a documentare, studiare e valorizzare la realtà linguistica ed etnografica della Svizzera italiana, il Centro di dialettologia e di etnografia (Cde) promuove l’indagine del patrimonio lessicale dialettale, lo studio delle parlate locali, della cultura popolare e altri progetti collaterali che confluiscono in varie pubblicazioni. In ambito etnografico, l’istituto si occupa tra le altre attività della gestione e della salvaguardia della collezione etnografica dello Stato (comprendente oltre 12mila oggetti provenienti dai più disparati ambiti della cultura materiale locale e regionale), di una serie di inventari di oggetti sparsi sul territorio e di un vasto archivio fotografico e sonoro.
L'Archivio delle fonti orali
Uno dei progetti portati avanti in seno al Cde è l’Archivio delle fonti orali. Istituito nel 1982, ha lo scopo di documentare, mediante interviste a informatori locali, i dialetti conservativi nel loro stato di vitalità odierno e di attestare attività, usanze, modi di vita tradizionali in parte scomparsi e in parte ancora in uso. Le interviste consentono di disporre di vasti campioni delle parlate tradizionali che sono un mezzo d’espressione tipico del mondo rurale e urbano che caratterizza(va) la Svizzera italiana di ieri. Le inchieste si raggruppano attorno a due poli: l’uno incentrato sull’ambiente locale, legato al territorio, a lavori svolti in modo tradizionale e alle usanze; l’altro rivolto all’emigrazione, stagionale o permanente, verso la Svizzera nordalpina, le nazioni europee e gli altri continenti. Ad oggi sono oltre 600, per un totale di circa 750 ore d’ascolto. Queste interviste sono alla base dei volumi della collana Documenti orali della Svizzera italiana, ai quali è allegato un CD audio con una scelta di brani. Ogni volume comprende le trascrizioni degli estratti delle interviste, affiancate dalle rispettive traduzioni italiane e corredate di schede etnografiche ampiamente illustrate e di note linguistiche.
Dalla campagna alla città: le voci dei protagonisti
Prendendo spunto dalla pubblicazione Documenti orali della Svizzera italiana dedicata alla Capriasca, alla Val Colla e alla valle del Cassarate e da registrazioni inedite, si accenna ai rapporti tra città e campagna nella prima metà del Novecento.
La differente condizione sociale ed economica tra i due ambiti, si può intravedere anche nella vita quotidiana e nelle minime esperienze, come ad esempio quella di Domingo Quadri di Lugaggia, che riferisce del divario percepito tra gli scolari: «i gh’èva lí na pasticería Unternèrer de fòra dal cancèll dal licéo, e tücc i ndava a tö la michetina o l biscotín, la sföiada o l canón: mí nò. Alóra nüm a fasévom una padèla de mondád, spelavom e metévom dénta n dra bórsa. E mí quan ch’a l’è che gh’éva la pausa ndava giü al cancèll con sciá la bórsa e diséva: “Se to m dè la michéta, a t dagh una brancada da castégn”. Perchè i sòldi per ná a tö la michéta mí a ga i éva miga» (c’era lì una pasticceria Unternäher fuori dal cancello del liceo e tutti andavano a comperare la michetta, un biscotto, una pastasfoglia, un cannoncino; io no. Allora, noi facevamo una padella di caldarroste, le pelavamo, le mettevamo nella cartella. E io quando c’era la pausa scendevo al cancello con la mia cartella e dicevo: «Se mi dai la michetta, io ti do una manciata di castagne». Perché i soldi per andare a comperare la michetta io non li avevo).
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