Difficilissima da avvistare in natura, questo «fantasma delle nevi» si muove disegnando sul manto nevoso una sorta di Y: le impronte delle zampe anteriori, più piccole, rimangono dietro a quelle posteriori che lasciano invece dei segni più allungati e paralleli tra loro. Viene anche chiamata lepre variabile poiché il suo mantello, di colore grigio-bruno, in inverno diventa completamente bianco, fatta eccezione per le punte delle orecchie che restano nere. Così può mimetizzarsi con l’ambiente circostante e sfuggire ai predatori affamati delle regioni alpine.
In un ambiente dove le risorse scarseggiano, anche la lepre ha sviluppato delle strategie per ricavare il massimo dell’energia da una dieta strettamente erbivora. Lepri e conigli, appartenenti all’ordine dei lagomorfi, presentano infatti un comportamento che prende il nome di coprofagia o ciecotrofismo. Si tratta di una doppia digestione in cui il cibo, dopo esser passato una prima volta nel tubo digerente, viene ingerito una seconda volta sottoforma di feci molli (prodotto di scarto della prima digestione) per poi essere nuovamente ridigerito. Un fenomeno che, per quanto risulti disgustoso, consente a questi animali di estrarre dall’alimentazione la maggior quantità possibile di nutrimento…