di Denise Carniel
I bambini invece fanno ciò che sentono, vivono istante per istante. E io come loro. Vi faccio una confessione: a me, malattia e sofferenza hanno sollevato il velo dagli occhi, non riesco più a vivere senza inseguire la felicità.
Così, le mattine innevate non voglio mai giacca o sciarpa – per enorme gioia di mio papà... – e vado nei parchi giochi, spesso deserti. Mi diverto rincorrendo e mangiando i fiocchi, come se avessi di nuovo cinque anni. La gente che incrocio mi guarda come fossi matta. E ha ragione. Si è sempre un po’ matti quando si è felici, e per questo spero in un Natale di neve e stupore.
Lo stupore è una caratteristica dei piccoli, poi crescendo lo si perde e ci si priva di qualcosa di vitale. Occorre apprezzare ogni cosa. Hai presente com’è bere un goccio d’acqua quando hai le labbra secche? Cosa si prova quando puoi tornare a muovere qualcosa che hai dovuto tener fermo per molto tempo? Quando riesci di nuovo a mangiare un cibo che non potevi più assaggiare? Sembra d’avere il mondo nelle mani! Lo stupore è tutto questo.
Tempo di Natale, di fine anno, di bilanci. Se mi guardo indietro mi accorgo che questo 2021 mi ha spogliata di un sacco di cose: della paura di non farcela da sola, delle inibizioni. Mi ha fatto capire che sono viva. E nuda, perché non so nascondermi dietro la finzione. Se mi guardo un anno fa, ero impaurita, aspettavo una carezza e ci rimanevo male se non arrivava. E mi impegnavo ancora di più per ottenerla, e morivo dentro quando capivo che niente, non sarebbe arrivata. La me di prima voleva che gli altri la amassero. Ma poi ho capito che non mi serve nient’altro se ho me. Quando ho me. Ho me. Ho-me. Home. Casa.
Per trovare l’amore non bisogna andare lontano. Io sono casa mia. Bellissimo. E dico al mondo che se vuole leggermi il cuore, basta che mi passi un dito a fior di pelle, guardandomi gli occhi stortissimi. Bisogna presentarsi come si è, imperfetti. Chi arriverà al mio fianco mi troverà nuda, ma avrà cura di rivestirmi. So che accadrà, perché chi ti ama non vuole che tu prenda freddo. Posso augurarmi lo stesso per voi?
Ho deciso di buttarmi in un progetto, non inedito ma che mi ha colpito. Spero che dopo aver letto questo articolo, voi mi scriviate e a ogni e-mail ricevuta risponderò con un pensiero e qualcosa di personale. Sarà un modo per conoscerci meglio, capire che forse non è un caso che «presente» abbia lo stesso significato di «regalo», sarà un modo per condividere questo tempo di Avvento in serenità. Ci state? Non sarà pazzo ma pazzesco, sarà pieno di scoperta, di energia che ci darà abbracci nuovi e favorirà, spero, nuove amicizie.
Buone feste a tutti!
Immagine tratta da «Anatomia emozionale» di Virginia Caldarella.