Canada, Inghilterra, Australia… tante esperienze e realtà diverse. Cosa l’ha spinta ad andare via da casa? «Credo di aver sempre avuto dentro la voglia di viaggiare, partire all’avventura come alla ricerca di un tesoro. I miei genitori mi hanno sostenuta e incoraggiata. Ricordo quando, a 5 anni, ho annunciato alla famiglia: “vado a sciare col nonno”. Lui era direttore delle scuole elementari a Canobbio e avrebbe portato la quinta classe in settimana bianca. “Se riesci a metterti da sola tuta, scarponi e sci, ci sto” fu la sua risposta. A sciare, ovviamente, ci sono andata… Sono curiosa, piuttosto intraprendente, testarda, sognatrice e decisamente impulsiva. “I have itchy feet”, ovvero ho i piedi irrequieti: un modo di dire che mi calza a pennello perché i miei piedi devono camminare, scoprire e sperimentare, sapendo comunque di avere una base sicura in Ticino, e che se dovessero essere stanchi possono sempre trovarvi rifugio».
L’Australia le ha cambiato la vita. È stato un «colpo di fulmine»? «Un colpo di fulmine a ciel sereno! Ricordo di essere atterrata a Brisbane a inizio novembre del 1995. Avevo un posto finestrino ed ero incollata al vetro per non perdermi nemmeno un dettaglio: il colore del cielo, la luce abbagliante, il colore azzurrognolo degli alberi di eucalipto e le forme di un territorio alieno. Appena scesa dall’aereo mi ricordo di aver provato un’ondata di emozioni indescrivibili e la sensazione di aver trovato pace, il mio tesoro. In quel momento avevo già intuito che l’Australia sarebbe diventata la mia seconda casa. A Sydney ho avuto l’immensa fortuna di lavorare, per 13 anni, nell’edificio più famoso del mondo, l’Opera House, con l’Orchestra Sinfonica di Sydney. Una delle tante esperienze che mi hanno influenzata profondamente e che porterò per sempre con me».
Come ha conosciuto il suo futuro marito? «Brett è di Sydney ed è un chiropratico specialista in riabilitazione, cui mi sono rivolta per problemi a una caviglia. Mi è piaciuto da subito: curioso (pure lui), simpatico, premuroso, determinato, cocciuto e sempre alla ricerca di una soluzione per aiutare i suoi pazienti. È attento e sa ascoltare e capire profondamente le persone: uno dei tratti che lo rendono speciale. Possiede il classico umorismo australiano, un po’ volgare, realista e decisamente poco “politically correct”. E poi ha una risata contagiosa».
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