#Via da Casa | 03/10/2024

Un'esperienza a tutto gas

Laura Bottani-Villa

Dalle pendici del colle Tassino a Besso alle rive del Tamigi. Giorgio Panelli, 27 anni, ci racconta la sua vita nella «città dalle guglie sognanti», termine coniato dal poeta ottocentesco Matthew Arnold per definire Oxford, dove Giorgio si è trasferito. Lavora nel team di Formula 1 della Williams.

Giorgio Panelli, da Lugano a Oxford, come ci sei arrivato?
«Nato e cresciuto a Lugano, per i miei studi mi sono spostato al Politecnico di Zurigo. È stata un’esperienza da un lato molto impegnativa, poiché la sufficienza me la dovevo sudare; d’altro canto Zurigo è una città che mi è piaciuta un sacco e un giorno mi piacerebbe tornarci. Nel corso degli studi ho lavorato per un anno intero, con una ventina di studenti, a un progetto di realizzazione di una macchina da corsa elettrica, per poi partecipare a delle competizioni con altre università europee. Grazie a questo progetto mi sono avvicinato al mondo del motorsport, che in seguito è stato decisivo per il mio futuro, in quanto ha segnato il mio percorso professionale, o almeno l’inizio. Durante il periodo del master ho vissuto per 6 mesi a San Gallo, dove ho svolto uno stage alla Stadler, azienda che costruisce treni. Al termine, mi sono spostato per altri 6 mesi in Olanda, a Delft, per la tesi di master. Ho vissuto tutto l’inverno olandese, che non è la stagione migliore per visitare questa zona d’Europa, in più il covid non mi ha permesso di godere dell’importante vita studentesca che anima questa cittadina a nord di Rotterdam. Da un paio d’anni circa vivo a Oxford dove ho trovato lavoro in un team di Formula 1, la Williams». 

È stato difficile essere selezionati?
«Spesso mi chiedono se per essere assunto da un team di F1 bisogna passare da canali particolari. In verità, sono passato attraverso un normale concorso, cioè una candidatura sul loro sito web e un video colloquio. Un aspetto divertente è stato che mi hanno dato pochissimo preavviso per il video colloquio. Sono stato costretto, dunque, a farlo mentre ero in vacanza in Portogallo. Solitamente per un colloquio di lavoro si prepara ogni dettaglio, a partire dall’abbigliamento (almeno quello visibile sopra la scrivania), lo sfondo e gli appunti sul tavolo. Nel mio caso avevo solo il mio telefono, delle normali cuffiette e una camicia di lino leggermente goliardica che usavo per uscire la sera. Nonostante tutto, il colloquio con la peggior preparazione che avessi mai fatto ha funzionato…