Applausi per Glauco cent'anni fa a Lugano

Mare Dignola

Novembre 1924 è un mese ricco di appuntamenti culturali a Lugano. Ha ampi riscontri sulla stampa l’iniziativa della Scuola Popolare Universitaria: una serata con il poeta dialettale «Glauco», alias prof. Ulisse Pocobelli, autore della raccolta per bambini «Par Viâltar, pinin ticinês».

L'ultima settimana di novembre di cento anni fa, a Lugano, è ricca di appuntamenti culturali. Lo segnala il quotidiano Popolo e Libertà il 26 novembre scrivendo: «Non ci si potrà lamentare che mancano conferenze. Coloro che desiderano istruirsi non hanno che la scelta: in questa settimana ne sono state tenute o annunciate quattro. La prima si è svolta martedì sera nell’aula magna del Liceo da Fausto Torrefranca, distinto cultore della storia della musica, il quale ha il merito di aver scoperto e messo alla luce grandi musicisti italiani e interessantissime opere che erano ignorate. Un’altra conferenza si è tenuta ieri sera nella sala della Camera del Lavoro dal prof. Theo Wyler, sulla storia del movimento operaio, parlando delle “Disuguaglianze sociali”. Sempre su iniziativa della Scuola Popolare Universitaria, venerdì sera, nella sala della Camera del Lavoro, il poeta dialettale “Glauco” (prof. Ulisse Pocobelli) leggerà le sue ultime creazioni poetiche. Infine questa sera il prof. Avv. Brenno Bertoni terrà una pubblica conferenza, nel salone del Ristorante Venezia, sede della Società Operai Liberali». 
La conferenza di Glauco viene preceduta dall’annuncio dell’uscita di una sua raccolta di poesie. Leggiamo su Libera Stampa il 25 novembre: «Con il titolo “Par viâltar, pinin ticinês” è uscita la seconda raccolta di poesie del “nostro” Ulisse Pocobelli. Poesie per bambini, come dice chiaramente il titolo affettuoso. Poesie, quindi, di facile intendimento, come del resto s’addice alla poesia in vernacolo. E subito una cosa balza evidente agli occhi del lettore: la grande, invincibile sincerità dell’autore. Tutti i suoi versi sono, più che usciti dal cervello dopo lunghi tormenti e scrupoli artistici, sgorgati, qualche volta purtroppo incompiuti, dal cuore del poeta. Il volumetto, che è ornato delle belle e sentite xilografie del giovane Aldo Patocchi, il quale sempre più si avvicina all’immancabile meta, contiene pure un racconto in prosa. Il volumetto è in vendita dai librai per la tenue somma di fr. 1,75».
La cronaca della serata con Ulisse Pocobelli la leggiamo il 29 novembre sul Corriere del Ticino, che scrive: «Come a diverse riprese è stato annunciato, alla sede della Scuola Popolare Universitaria il prof. Ulisse Pocobelli ha dato lettura, davanti a foltissimo uditorio, delle sue ultime creazioni poetiche dialettali. Dette per bocca dell’autore, le poesie del prof. Pocobelli hanno acquistato nuovo fascino ed alcune di esse, di delicata fattura e di ottima forma costruttiva, apparvero veramente piccoli capolavori di grazia e gentilezza. L’anima ticinese balza fresca come acqua di sorgente dalla poesia di “Glauco”. Inutile aggiungere che il poeta è stato fatto segno a numerose manifestazioni di simpatia e ad applausi calorosi». 
Un commento altrettanto lusinghiero e più articolato lo redige il cronista di Libera Stampa: «Iniziata la serata con un piacevole dialogo col Padreterno circa le origini di Lugano, che altro non sarebbe che un pezzetto di cielo caduto in terra, il conferenziere lesse numerosi suoi componimenti di indole varia. La prima parte della lettura venne chiusa con un componimento tutto brio e grazia “Suona la mezzanotte”. La seconda parte della serata, in cui vennero dette numerose poesie di argomento sociale, piacque specialmente al nostro uditorio. A tratti nei canti sociali la poesia del “Glauco” acquista una profondità ed una immediatezza di sentire che le rime non parrebbero studiate ed il verso sembra essere stato creato così armonioso lì per lì ad esprimere un sentimento, una passione interiore che vuole quella determinata espressione per essere resa. Il pubblico con dispiacere vide che molto rapidamente la lettura volgeva al termine e ringraziò vivamente “Glauco” di avergli recate tante cose belle, applaudendolo in modo tale che l’applauso non può significare altro che un arrivederci». 

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sull'edizione del 22.11.2024

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