A causa di questa particolarità il mondo contadino lo definiva «ul més zopp» e di una persona in crisi economica, in «bolletta», si diceva che «l’è povru comè febrar». Già nella Roma antica il mese segnava il passaggio dal periodo freddo alla primavera e il tramonto dell’anno vecchio per far posto alla nascita del nuovo era avvertito come un momento di disordine, di caos in cui tutto si rimescolava. Il disordine si avvertiva perfino nei proverbi nostrani legati al tempo meteorologico: «Genár al fa i pont e febrar i a romp» (gennaio fa i ponti e febbraio li distrugge) si diceva a Melano; «Febrar cürt e maledett, metà dulz e metà marett» (mezzo dolce e mezzo amaro) sostenevano nel Mendrisiotto.