di Adriana Rigamonti
Vediamo di conoscerne un po’ la storia, che inizia in Giappone. Nel Paese del Sol Levante il nostro coleottero è abbastanza innocuo, visto che alcuni predatori locali lo considerano un vero manicaretto e dunque ne tengono sotto controllo la diffusione. Ma poi è arrivato negli Usa e nel nuovo habitat ha cominciato a combinare disastri, attaccando prati e coltivazioni di ogni tipo. Quindi è giunto in Europa: era il 2014 quando in Italia, presso il fiume Ticino, gli entomologi ne hanno rivelato per la prima volta la presenza.
E infine eccolo nel nostro Cantone, dove provoca diversi guai. Per fortuna, Agroscope – il Centro di competenza della Confederazione per la ricerca agronomica aggregato all’Ufficio federale dell’agricoltura – ha già compiuto alcuni studi per controllare i temibili maggiolini e rivelato che taluni funghi entomopatogeni (capaci di sopravvivere a spese degli insetti) potrebbero combatterli con successo.
Immaginiamo ora di dare la parola a una Popillia Japonica. «Sono un maschio adulto: dotato di sei snelle zampe nere, due antenne e due elitre protettive che coprono le due sottili ali adatte al volo, misuro all’incirca dieci millimetri e ostento una divisa verde metallica con riflessi color bronzo sulla schiena. Assomiglio dunque ai locali maggiolini degli orti, ma ho una caratteristica speciale consistente in dodici ciuffi di candidi peli: cinque su ogni lato dell’addome e due sulla parte finale. Verso la metà di giugno sono uscito dal terreno che mi ha ospitato per parecchio tempo: mi si potrà incontrare fino alla fine di agosto, dopodiché scomparirò per sempre. Infatti la vita adulta di noi Popilliae Japonicae dura poco: tra le quattro e le sei settimane! Ovviamente dovrò svolgere due compiti molto importanti: nutrirmi e assicurare la discendenza. A proposito di figli, di loro non intendo affatto occuparmi! Certi compiti spettano solo alle femmine, che dopo l’accoppiamento depongono le uova in terreni contraddistinti da una discreta umidità: ideali sono per esempio i campi di frumento, segale, granoturco… Poi si dileguano pure loro!».
Ora il nostro linguacciuto coleottero si sofferma un attimo sulla sua biografia. «Anch’io, per circa due settimane, sono stato in un uovo. Poi, sotto forma di larva, ne sono uscito: il mio corpo, coperto di setole e spine, era bianco crema, mentre la testa aveva una tinta bruno-rossiccia. Ho iniziato a nutrirmi con le radici di diverse piante, che ho apprezzato fino all’inizio dell’inverno. Raggiunto l’ultimo stadio larvale, mi sono spostato più in profondità, ho smesso di ingollare cibo e ho aspettato la primavera per arrivare alla fase di pupa. Infine, dopo ulteriori quindici giorni, ho assunto un aspetto adulto e sono sgattaiolato all’aperto, volando tra prati e piante e riprendendo a mangiare. Ho subito cercato compagnia poiché per natura non sono un solitario: in genere vivo in gruppi abbastanza numerosi».
Per chiudere, l’immancabile latino! La Popillia Japonica appartiene all’ordine dei Coleoptera, alla classe Insecta, alla famiglia Scarabacidae.