Giocosa ma... puzzolente

Sono un furetto domestico e appartengo alla famiglia dei Mustelidi, che comprende anche donnole, visoni, puzzole e moffette. 

di Adriana Rigamonti

Di sesso maschile, peso un po’ più di 2 kg e ho un corpo snello e longilineo, adatto per infilarmi nelle tane di conigli o topi: cosa che farei volentieri, se fossi libero! Invece vivo con una famiglia umana che mi procura regolarmente carne, crocchette e acqua fresca. 

Ho muso appuntito, 34 denti piuttosto sviluppati, e naso tondeggiante. La testolina triangolare è abbellita da occhi rotondi di colore scuro e completata da orecchi pelosi e ovali. Oh, dimenticavo di parlare della coda e delle zampe: ebbene, la prima è lunga e folta, mentre le seconde, piuttosto corte, hanno ben cinque dita ciascuna.
Tra noi maschi e le nostre compagne non c’è molta differenza: le «signore» sono giusto un po’ più leggere. Abbiamo poi un tratto in comune: sia noi sia loro in talune circostanze puzziamo terribilmente. Lo sgradevole odore è prodotto da due ghiandole e compare solo se ci sentiamo in pericolo. Insomma, ci aiuta ad allontanare eventuali predatori.

Vi svelo una caratteristica alquanto strana: la mia specie in natura non esiste poiché è stata creata da voi umani parecchi secoli fa, grazie a diversi incroci. In latino sono conosciuto come Mustela putorius furo, che significa «faina puzzolente ladra». Per innata disposizione, siamo alquanto sonnacchiosi: ci rintaniamo in qualche angolo tranquillo e riposiamo beati. Però ci piace anche correre e giocare sia tra di noi, sia con i nostri padroni.

Forse desiderate sapere qualcosa sulla mia discendenza! Passo dunque la parola a una femmina, che racconta: «La gravidanza dura tra i 38 e i 44 giorni. Giunto il momento del parto, metto al mondo alcuni cuccioli praticamente nudi, il pelo spunta dopo pochi giorni e diventa sempre più bello. I denti di latte compaiono dopo una decina di giorni, mentre i canini appaiono sei settimane più tardi. A partire dai due mesi, i miei figli diventano indipendenti».

Noi, gli esseri umani, gli artisti
Noi furetti abbiamo un buon rapporto con gli esseri umani, con cui conviviamo probabilmente da più di 2.500 anni. Addirittura un filosofo del calibro di Aristotele (vissuto in Grecia nel quarto secolo avanti Cristo) ci aveva menzionati nel suo libro «Storia degli animali». Anche i romani ci apprezzavano, usandoci per cacciare i conigli; sono stati proprio loro a portarci nel nord, verso la Germania e l’Inghilterra.

Nel diciannovesimo secolo noi furetti, assieme a donnole e ad altri Mustelidi, eravamo considerati pericolosissimi. A mo’ di esempio, vi riassumo una narrazione dello scrittore inglese Hector Hugh Munro (1870-1916), conosciuto con lo pseudonimo di Saki. Intitolato Sredni Vashtar, il racconto descrive la relazione di Conradin, ragazzino malaticcio e tormentato da una tutrice che lo detesta, con un furetto. Simbolicamente trasformato in un dio (appunto Sredni Vashtar!), il mustelide uccide la donna e fugge, scomparendo nel nulla. A questo punto Conradin si sente finalmente libero e felice.

Forse anche Leonardo da Vinci simpatizzò per noi. In che modo? Amici lettori, vi propongo di pensare alla «Dama con l’ermellino», raffigurata in un quadro creato dal genio toscano. Ebbene, secondo taluni commentatori il mustelide qui rappresentato sarebbe… un furetto in incognito, più tranquillo e di certo meno diffidente che non l’ermellino!
 
 Bibliografia: 
1. «Wicked and humorous tales» di Saki (ed. Black Cat)
2. furettomania.it/tutto-sul-furetto-1
3. Arte.it 

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sull'edizione del 20.08.2021

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