Lanciata nel febbraio del 2020, l’iniziativa della Commissione culturale di Arogno era nata per cercare di mantenere vivo il contatto con la popolazione in un momento in cui le attività «in presenza» erano state sospese o quanto meno limitate. Gli abitanti del paese della Val Mara erano stati invitati a condividere una ricetta che evocava in loro ricordi piacevoli e momenti felici.
Il progetto si è compiuto nei giorni scorsi con la pubblicazione del ricettario, il cui titolo è rimasto fedele al nome dell’iniziativa: «Sapori della felicità». Il fascicolo, di una sessantina di pagine, è in vendita a 15 franchi alla cancelleria comunale. La trentina di persone che hanno contribuito, fornendo le ricette e i loro pensieri, l’hanno invece ricevuto gratuitamente.
Un prodotto... genuino
Il presidente Kevin Casellini, subentrato in corso d’opera a Giovanni Sansossio alla presidenza della commissione, è molto soddisfatto, tanto più che il progetto è stato realizzato interamente «in casa», fatta eccezione per la stampa. Il risultato è un prodotto artigianale e genuino, nel senso che rispecchia fedelmente, anche nello stile, i diversi spunti inviati dai partecipanti. Ci sono testi scritti a mano, altri battuti a macchina o al computer; e disegni, fotografie e immagini che documentano le fasi della preparazione di un piatto.
Ricordi ed emozioni nel piatto
Naturalmente di ogni ricetta sono specificati gli ingredienti e la lavorazione necessaria per raggiungere l’obiettivo. Il vero valore aggiunto del ricettario arognese sono però i ricordi e i pensieri che accompagnano ogni specialità culinaria. Nelle pagine di «Sapori della felicità» c’è la conferma che la cucina vive di sensazioni, emozioni, ricordi intimi e personali. «Quando il “mal d’America” torna farsi sentire, mi piace poter accorciare le distanze con una dolce colazione», scrive Flavia a margine della ricetta per i suoi pancakes. Per Franziska la zuppa di barbabietole rosse è un’eredità lasciatale dalla nonna cresciuta nella Prussia orientale. Le vacanze a Napoli e Capri riemergono dai ricordi di Isabella quando sforna la sua torta caprese. «Pulénta, lùmbar e patàti» riporta invece ai tempi in cui «si era molto poveri, tanto da fingere che le patate fossero preziosa carne». «Ul crucant», osserva Lia «era uno dei pochi dolci che ci si poteva permettere». Di stagione sono i «Turtei da San Giusepp», ricetta che Rosy dedica «alle donne meravigliose che mi hanno permesso di portare avanti questa tradizione».
i.p.