Le recinzioni a delimitare le prime opere del Polo sportivo e degli eventi erano apparse già qualche settimana fa, ma ora sembrano fremere dinnanzi allo sterrato della Gerra, dove per tre mesi sono stati protagonisti i balli, i concerti, gli incontri, i mercatini e tutte quelle espressioni e voci della scena alternativa. La Tour Vagabonde se n’è andata e alle sue spalle incombono i lavori per il Pse. Uno spazio di cultura «straordinario» lascia quindi spazio al quotidiano, la festa all’edilizia, il legno al cemento.
Tutto preventivato e tutto parte del piano, tutto straordinariamente ordinario, ma questo non stempera la tristezza di chi dal 28 dicembre al 28 marzo ha avuto un luogo di ritrovo fisso in città, un unico dopolavoro, un costante punto di riferimento che si concretizzava nel canonico «Vai alla Tour stasera?», per godere di concerti, spettacoli o della semplice compagnia. E, come diceva John Lennon, «I’m not the only one»: secondo quanto comunicato dagli organizzatori, l’Associazione Idra, sono state più di 30mila le persone che in tre mesi hanno frequentato la struttura. Segno di un successo che – come molti auspicano – non rimarrà senza seguito: la Tour è temporanea e difficilmente sarà riproposta, ma la cultura alternativa rimane e ha un disperato bisogno di spazi.
Il rituale di chiusura
È triste doversi limitare, per una volta, a descrivere gli ultimi eventi senza presentarne di nuovi, in particolare visto l’ultimo fine settimana fiammeggiante che ha fatto ballare a ritmo di cumbia il venerdì e pogare al ritmo di rock il sabato, per poi rilassarsi la domenica con «Udite, udite!», la giornata dedicata ai podcast e alla radiofonia. Una degna chiusura, all’insegna dell’ennesima fiumana di persone.
Per chiudere definitivamente e simbolicamente quest’avventura ci è voluto però il rituale di martedì 28 marzo, dove un atelier creativo, accompagnato da performance, brindisi e discorsi, è culminato gettando nel fuoco le icone delle proprie paure e dei propri desideri, in segno di purificazione e buon auspicio.
Noi di Radio Gwen abbiamo partecipato lanciando nel fuoco gli stessi «shottini» di vodka con cui avevamo benedetto, alla maniera dei nomadi, la yurta in cui abbiamo prestato servizio accanto alla Tour per più di due mesi, congedando così quegli spiriti giocosamente invocati a protezione del nostro operato. Speriamo che essi possano ora portare sostegno ad altri progetti e iniziative, numerosi come le teste dell’Idra che dà il nome all’associazione. Che da una singola torre, dunque, possa nascere un panorama culturale!
Il sindaco Michele Foletti, in attesa di un’analisi approfondita su pregi e difetti dell’iniziativa, si sbilancia: «Penso sia l’inizio di un percorso, non la sua fine».