I nostri ricordi ritornano agli anni della gioventù, quando nevicava copiosamente. Al pomeriggio passava la «calla», pesante triangolo in legno e ferro con sopra sacchi di cemento o ghiaia per appesantirlo. La neve rimaneva così compatta al suolo e il varco ci permetteva, dopo cena, di partire in banda con le slitte Davos gialle in legno e ferro scendendo verso Viganello-La Santa fino alle scuole, oppure, nell'altra direzione, verso la Bozzoreda, dove oggi c'è la Croce Verde. Non c'era traffico, tutto era silenzioso e magico. Si partiva dalla Cooperativa di consumo, gestita dall'indimenticabile Ida Tunesi, dove oggi c'è un negozio di piscine. La discesa era veloce, perché non esistevano dossi, gobbe, posteggi, isole pedonali, rotonde. Se ci si dirigeva verso Bozzoreda, passando davanti al ristorante del Sole, arrivati nei pressi dell'attuale ufficio postale di Pregassona, ci si rovesciava tutti in virtù delle rotaie della Lugano-Cadro-Dino (Lcd). I più grandicelli avevano la slitta più lunga, che permetteva loro di mettersi a pancia in giù per fare il bob. Con i piedi agganciavano le slitte dietro, con i più piccoli. Talvolta veniva qualche mamma, con i «galosces» di gomma. Rari erano gli scarponi e inesistenti i moon boots. Poi c'era la lunga risalita, chiacchierando e ridendo. Tutto era così silenzioso, poche le case, nessun palazzo, nessun negozio, ristoranti, bar, bettole chiusi. Non c'era il viale che scende a lato delle scuole di Pregassona-Probello, bensì la vasta tenuta di Viarnetto. Incanalato fra due sponde ripide e sassose, scorreva il riale Cassone. I più grandicelli, ma solo i maschi, scendevano nel greto gelato del Cassone con grossi cartoni piegati sotto il sedere. Urlavano e schiamazzavano, talmente era emozionante quella discesa di pochi secondi. Poi cercavano di fermarsi spostandosi e frenando i loro… cartoni sulle scoscese «rive » del riale, dopo la clinica di Viarnetto, per non finire nel fiume Cassarate. I più piccoli andavano da soli davanti all'entrata del cimitero a Pazzalino, dove trovavano delle «brughette»: slittavano su e giù per interi pomeriggi, fintanto che usciva… l'erba! Lì non c'era pericolo. Ora c'è la Casa della gioventù. Anche a Ligaino esistevano vasti prati adatti pure per imparare a compiere i primi passi sugli sci. Ma pochi li avevano. Quando la neve ghiacciava o la calla l'aveva depositata davanti agli usci, aiutavamo la famiglia con palette, e per non scivolare mettevamo sabbietta, ghiaietto, cenere o «resegadusch», la segatura che ci forniva il bravo falegname Giuseppe Bertini, ul legnamee. Ora tutto questo è impossibile: non c'è più la neve e neppure il Cassone libero con il greto gelato… Sulle strade si sparge subito il sale che una volta non c'era. Ovunque sorgono palazzine, supermercati, negozi, uffici, fabbriche, ecc. Il traffico è ad ogni ora, anche di notte. Non ci sarà mai più la gioia di questi momenti che noi abbiamo goduto con i compagni di scuola. Oggi si rischia un grave incidente o una multa salata! In vista delle feste, buon Natale e felice anno nuovo a tutti i lettori.
Elena Sopranzi