di Mario Berardi
Il nostro bel lago, fin verso il primo quarto del Novecento, era usato dagli abitanti dei paesi rivieraschi come via d'acqua, dato che le strade, allora per la maggior parte in terra battuta, non erano agevoli come le attuali. I mezzi per navigare, spesso semplici e rudimentali, erano costruiti in legno e venivano azionati a forza di braccia, oppure, grazie a vele primitive, sfruttavano lo spirare dei venti. Fra i natanti più in voga, usati fino ai tempi della seconda guerra mondiale, troviamo le barche ad arcioni, adoperate dai pescatori in quanto ampie e stabili. Tali barche (quasi del tutto scomparse dal Ceresio, tanto che oggi si possono contare sulle dita di una mano), sul lago di Como venivano denominate «Lucie», in ricordo di Lucia Mondella, la protagonista del romanzo «I promessi sposi» di Alessandro Manzoni. Nel noto racconto, tale natante viene usato da Lucia e dal fidanzato Renzo Tramaglino per sfuggire alla prepotenza dall'Innominato. Le barche erano dotate di arcioni (donde il nome) che sostenevano una tenda per proteggere i passeggeri dai raggi del sole o dalla pioggia. L'immagine (foto Crippa-Poretti) risale a circa 70 anni or sono: scattata al largo di Campione, ci mostra una gara con i rematori che arrancano sui remi per raggiungere il traguardo.
La seconda fotografia (collezione dr. Angelo Daglio), risalente agli anni venti del Novecento, ci mostra un barcone che in dialetto veniva denominato «cumball». Tali natanti di grossa stazza servivano per il trasporto di sabbia, sassi (quelli famosi di Caprino con i quali, un tempo, si formavano le basi o le arcate delle abitazioni), la legna che veniva usata per riscaldare nei camini o per preparare i cibi mediante le cucine economiche o, anche, per i forni delle panetterie. Inoltre si utilizzavano pure per trasportare la calce prelevata dalle fornaci che sorgevano lungo le rive del lago. All'epoca la calce era usata nelle costruzioni al posto del cemento per unire saldamente le pietre fra loro. I «cumball», dall'ampia capienza, si muovevano lentamente sull'acqua grazie a una grande vela. Talvolta nei lunghi viaggi, come ad esempio dalla fornace della Torrazza di Caslano fino a Lugano, a dipendenza dello spirare dei venti, s'impiegavano alcuni giorni e i naviganti trascorrevano tutto il tempo a bordo del barcone, mangiando e dormendo sotto un rudimentale tendone. La fotografia ci mostra un grande «cumball» con l'ampia vela che, grazie ai venti, riusciva a muovere il pesante scafo di legno carico di materiali.