Una volta è arrivata in negozio una ragazza sola, nel senso che non era accompagnata da un’amica, una sorella, neppure dalla mamma. Era svizzero-tedesca e non parlava una parola di italiano. Abbiamo cercato di comunicare a gesti. Dopo alcune scenette divertenti e diverse risate, sono riuscita a capire cosa stesse tentando di comunicarmi.
Era una cavallerizza, o perlomeno una appassionata di cavalli. Desiderava presentarsi al matrimonio a cavallo, sorprendendo tutti: parenti, amici, ospiti e… sposo. Per questo motivo era venuta da sola a scegliere l’abito: non voleva che qualcuno conoscesse la sua idea in anticipo!
La cosa più strana è che aveva in mente di vestire anche il cavallo con un abito confezionato apposta, su misura. La veste del cavallo doveva essere cucita con la stessa stoffa dell’abito della sposa. In più doveva essere molto lunga e formare una coda maestosa dietro l’animale.
Ero piuttosto imbarazzata, perché non mi era mai capitato di tagliare e cucire un abito per una bestia! È vero che in passato avevo dovuto tre o quattro volte preparare degli ornamenti per i cani della famiglia della sposa, perlopiù fiori o composizioni di tulle da fissare sul collare. Il massimo cui ero arrivata era preparare una copertura in pizzo per una cagnolina molto affettuosa.
Ora, per il cavallo, l’unica soluzione era procedere come per un cliente normale. Ho subito richiesto alla sposina di procurarmi tutte le misure dell’animale: girovita, petto, fianchi, ma anche lunghezza della schiena e altezza della groppa. Per farle capire cosa intendessi, ho dovuto ricorrere a disegni rudimentali. La ragazza, molto divertita, mi ha garantito che al successivo appuntamento mi avrebbe portato tutte le misure.
La scelta del modello e della stoffa dell’abito (suo e del cavallo) è stata molto laboriosa. Non era facile trovare una soluzione elegante, allo stesso tempo sportiva, non pacchiana, che evitasse l’effetto Re Artù. Evidentemente non abbiamo potuto prendere ispirazione da altri esempi, perché in nessuna rivista per spose si trovavano foto di cavalli nuziali. Quindi, ancora una volta, abbiamo provato a schizzare cavalli con manti e vesti di ogni genere. Alla fine abbiamo optato per la “continuità”: cavallo e cavallerizza dovevano sembrare un’unica cosa, l’abito di uno doveva essere il prolungamento dell’abito dell’altra. Come stoffa abbiamo concordato il raso bianco, quello pesante però, in modo che cadesse a terra senza difficoltà, con tagli molto ampi, per permettere alla sposa di stare in sella comodamente.
Anche per l’acconciatura la sposa ha voluto trovare una soluzione da condividere con il cavallo: una corona di fiori cadenti per lei, gli stessi fiori sulla criniera per lui!
Mi sono sempre chiesta come si sia sentito lo sposo nel momento in cui è apparsa alla cerimonia la sua compagna, in sella al suo destriero, tra lo stupore di parenti e ospiti…