a cura della V elementare del Bertaccio con la maestra Silvia Magnone
A Lugano non tutti sanno che l’arrivo dell’acqua potabile è stato molto complesso e non è da tanto tempo che c’è. Siamo andati alla ricerca della storia di questo prezioso elemento.
Siamo attorno al 1880 quando a Lugano la popolazione soffriva di malattie infettive per la mancanza di acqua potabile. Fortunatamente, alcune zone erano più avvantaggiate di altre, tra cui quella del Bertaccio, via Cattedrale, via Nassa e piazza Cioccaro, poiché vi erano alcuni pozzi scavati nella roccia che portavano acqua fresca, sebbene non molto abbondante. Il Comune di Lugano decise a quel punto di costruire un acquedotto, e tra il 1886 e il 1891 finalmente iniziò il progetto.
Vicino alla zona del Bertaccio scorreva il riale San Lorenzo, che oggi non si vede più, le cui acque nel 1900 allagarono via Cattedrale e che fece parlare molto di sé proprio perché a volte, anziché seguire la strada, «rosicchiava» il suo fianco destro, mettendo anche a rischio la stabilità della cattedrale di San Lorenzo. Durante i lavori di ripristino venne costruita la scalinata che conduce alla chiesa. Nel 1879 venne deviata una sorgente d’acqua dal Bertaccio, detta San Carlo, e condotta fino al vecchio ospedale di Santa Maria, in via della Posta. Rimanendo in zona, vi è ancora oggi un simbolo, ovvero la fontana collocata sotto la cattedrale, la cui vasca è fatta da un’antica tomba.
Le fontane rivestono tutt’oggi una grande importanza per la nostra città e ne sono testimonianza anche quelle situate in via Pessina e in piazza Dante. Quest’ultima cambiò collocazione diverse volte, spostandosi in vari punti della piazza. Si decise dunque di costruire il primo acquedotto comunale al Pian del Cusello, nella Valle del Vedeggio, dove l’acqua veniva presa dalle sorgenti vicine. Capo architetto del progetto fu Pietro Bottani. Nel 1894 arrivò finalmente l’acqua potabile a Lugano e nel 1895 venne completato l’acquedotto, dopo nove anni di lavori. Fu un successo pazzesco! La popolazione raddoppiò il suo volume, siccome c’era più accesso alla meravigliosa città sul Ceresio, anche perché la ferrovia del San Gottardo aveva da poco «aperto le sue porte». Lugano poteva dunque festeggiare. Ma che ne sarà in futuro di questo prezioso elemento e di questa zona? Solo il tempo potrà dirlo… scandito dai rintocchi della maestosa cattedrale.
Il tappeto rosa, dove il tempo si è cristallizzato
a cura della III-IV elementare con la maestra Florinda Montalbano
Ci piace la nostra scuola perché si trova in un quartiere ricco di bellezze, scorci panoramici, stradine silenziose, angoli calmi e tranquilli che raccontano tante storie e invitano a passeggiare attraverso il nucleo. Ecco il nostro TG.
Così, da bravi geologi, abbiamo provato a portare alla luce i segreti, le curiosità e la storia del quartiere, soffermandoci sul materiale utilizzato per la pavimentazione, la fontana e la cattedrale, realizzando il nostro «TG edizione speciale».
La pavimentazione della città, che rende originale e unico il centro, proviene da antichissimi vulcani esistiti milioni di anni fa. Camminarci sopra equivale a fare una passeggiata su un tappeto di pietra rosa che ti riporta indietro nel tempo, proprio all’origine del nostro pianeta. La pietra rosa è il porfido del Ceresio, una roccia locale legata alla tradizione architettonica ticinese. È una roccia vulcanica effusiva che si è formata in superficie a partire dalla lava dei vulcani nel periodo del Permiano 280-250 milioni di anni fa. In questa epoca il Ticino si trovava all’incirca dove oggi c’è il nord Africa, il suo clima era caldo e secco ed era presente un’intensa attività vulcanica. Il porfido è composto da una pasta di micro-cristalli nella quale sono immersi piccoli cristalli di quarzo trasparente, ortoclasio rosa e mica nero. Il porfido affiora in Ticino nella zona dell’Arbostora, Carona, Figino e sul monte San Giorgio. Il porfido resiste bene al freddo, alle temperature elevate e alla pressione meccanica, per questo viene utilizzato per usi esterni. La pavimentazione della nostra scuola Bertaccio, della stazione di Lugano, della cattedrale e della Salita dei Frati è composta da cubetti di riolite, ovvero porfido. È straordinario pensare come cubetti di riolite, oggi rosa, un tempo fossero lava incandescente che, come fuoco liquido, colava dagli spaventosi vulcani che un tempo si ergevano sul nostro territorio. Poi il magma si solidificò, sprofondò negli abissi e riaffiorò qualche decina di milioni di anni fa, pronto per essere estratto dalle cave di Cuasso al Monte vicino a Porto Ceresio, infine utilizzato per colorare la nostra scuola e la nostra città con effetti geometrici circolari.
Un fossile di fontana
La fontana che si trova sotto la cattedrale è costruita in travertino, una roccia di formazione sedimentaria, ovvero quando i ruscelli scorrono in zone rocciose ricche di calcare, le acque si caricano di anidride carbonica diventando pesanti e crostose, così si dice che precipitano.
Queste acque ormai pietrificate inglobano lungo il percorso tutto ciò che incontrano. Si forma così il travertino, una roccia porosa simile alla lava, con una colorazione che varia dal bianco al noce, e spesso contiene impronte fossili di animali e piante. In Ticino, il travertino si forma in alcune zone come a Rancate, ai piedi del San Giorgio. Questa roccia molto tenera è adatta alla scultura e all’intaglio. In Italia il Colosseo e la Fontana di Trevi sono stati realizzati in travertino.
Muri di selce
Il campanile della cattedrale di Lugano è formato da una roccia sedimentaria: il calcare di Moltrasio. Questa roccia si è formata in fondo al mare dalla deposizione di conchiglie, molluschi e resti di altri organismi marini. Ma come è avvenuto tutto questo? La nostra regione, all’inizio dell’era del Giurassico, 190 milioni di anni fa, era ricoperta dal mare sul cui fondale si depositavano diversi organismi tipici dell’acqua profonda, ad esempio plancton e minuscole conchiglie. Negli interspazi si depositavano delle spugne, le cui spicole (strutture esterne composte di silice) non si degradavano e restavano intatte nei sedimenti dando vita a una roccia calcarea con inclusione di selce. Questa roccia, che prende il nome dalla località di estrazione situata sul lago di Como, ha un colore biancastro e grigio scuro, segnata da inclusioni nere molto taglienti, cioè noduli di selce dura e liscia che veniva usata dagli uomini primitivi per costruire la punta delle loro lance. Anche sul monte Generoso vi è una forte presenza di calcare selcifero. Tuttavia, il calcare di Moltrasio proprio per la presenza di selce, non è adatto per sculture e rilievi, ma solo per muri, bordure e massicciate. Il calcare di Saltrio invece, è una roccia con una struttura più fine, priva di selce, utilizzata per sculture e rilievi. Le facciate della cattedrale di San Lorenzo sono scolpite in calcare di Saltrio.
Il rosone della cattedrale
a cura della I-II elementare con il maestro Francesco Ograbek e della scuola dell’infanzia con la maestra Mirella Alfano
Abbiamo osservato la facciata della cattedrale di San Lorenzo. Principalmente ci siamo concentrati sul rosone presente sopra l’entrata, analizzandolo da un punto di vista geometrico e cromatico. Partendo da ciò, ognuno di noi ha potuto creare un proprio rosone personalizzato usando sia materiali tradizionali sia strumenti multimediali quali fotocamera digitale, beamer, tablet e pc touch. Infine, abbiamo potuto creare un rosone collettivo per il quartiere del Bertaccio.