Le iscrizioni sono aperte telefonando allo 091 649 47 82. A rispondere sarà un rappresentante dell’Ufficio patriziale di Arogno-Bissone, promotore di questa iniziativa che prenderà avvio il 9 gennaio con un primo incontro, dalle 17 alle 18 presso la casa comunale di Arogno. Seguiranno altre sette lezioni, durante le quali i partecipanti saranno introdotti nel dialetto ticinese. Il corso avrà luogo solo in presenza di un numero sufficiente di aderenti.
Sarebbe un peccato se il progetto dovesse fallire per mancanza d’iscritti: si perderebbe l’opportunità di avvicinare le persone a una lingua affascinante, viva e praticata, anche se in declino soprattutto tra i giovani, e di partecipare a una splendida e coraggiosa iniziativa per conservare, difendere e valorizzare un’espressione del nostro patrimonio culturale.
Un’idea nata in piazza
Curiosa l’origine della proposta, come ci racconta il presidente del Patriziato, Mario Delucchi. «Ad Arogno è il giorno del mercatino di Natale. La gente passeggia tra le bancarelle, lanciando sguardi curiosi ai prodotti, soffermandosi a salutare conoscenti persi di vista da lunga data. Nell’aria, lo sfrigolio delle luganighe che cuociono sulla griglia solletica un appetito troppo precoce. Alla bancarella gestita dal Patriziato Arogno-Bissone sono rimasti gli ultimi sacchetti di farina di polenta Pro specie rara. Il segretario Guido Casellini è soddisfatto della vendita e sta annotando altre prenotazioni. Tre signore stanno discutendo con lui sulle modalità di consegna: due si esprimono in dialetto, una in italiano. Quest’ultima è di origine svizzero tedesca e, benché risieda ad Arogno da qualche anno, non parla dialetto, anche se le piacerebbe. Anche suo marito vorrebbe impararlo, ma non sa come fare.
Il segretario riflette velocemente: e se il Patriziato organizzasse un corso in paese? Non sono poche le persone non dialettofone che vi abitano. L’integrazione in una comunità passa anche di lì, dalla possibilità di parlare la lingua del posto. E il dialetto, fortunatamente, ad Arogno lo si parla ancora!». Detto... e fatto! Nei giorni successivi l’idea prende forma. Il Municipio mette a disposizione un locale e l’albo comunale ospita l’annuncio con le indicazioni. «Ora non resta che sperare in un numero sufficiente di partecipanti. Se così sarà, un nuovo tassello sarà aggiunto agli sforzi di chi ha a cuore il nostro dialetto. E non dubitiamo – conclude Delucchi – che, viste le origini della proposta, il corso si concluderà davanti a un buon piatto di polenta, cucinata con la farina del Patriziato».