Condotta dall’Istituto microbiologia della Supsi, la sperimentazione è prevista tra maggio e ottobre del 2022 e del 2023 nei territori di Melide o Morcote. Rientra in un progetto internazionale il cui scopo è studiare l’efficacia della tecnica dell’insetto sterile nel controllo della zanzara tigre e la conseguente riduzione della trasmissione delle malattie di cui è portatrice.
Come si procede? La risposta è contenuta nella domanda di autorizzazione in pubblicazione e sulla quale si esprimerà l’Ufficio federale dell’ambiente. Ottenuto il via libera, da maggio a ottobre ogni settimana saranno lanciati numerosi maschi, precedentemente sterilizzati tramite irradiazione in un impianto specializzato di Bologna, partendo da esemplari catturati in Ticino. Le femmine presenti in natura si accoppieranno soprattutto con gli esemplari sterilizzati, il cui numero sarà di 5-10 volte superiore a quelli non sterilizzati. In questo modo non genereranno più prole e la popolazione di zanzara tigre subirà un declino.
«La tecnica è praticata da decenni in agricoltura e sulla zanzara tigre è stata testata con successo lo scorso anno a Bologna ma anche in Brasile, Cuba, Malesia, Messico, Stati Uniti, Francia, Germania, Grecia, Isole Mauritius e Spagna», spiega Eleonora Flacio, ricercatrice presso l’Istituto microbiologia della Supsi e responsabile delle iniziative che concernono la zanzara tigre. «In Ticino questo organismo esotico originario del sud-est asiatico è studiato da una ventina d’anni e disponiamo di numerosi dati. È dunque un laboratorio idoneo per condurre questo esperimento. L’intenzione è di confermarne l’efficacia per poi applicarlo su larga scala».
Nel frattempo occorre insistere con gli altri strumenti di lotta, in particolare evitando i ristagni d’acqua in cui la zanzara tigre si riproduce.