Martedì 17 gennaio, ricorrenza di Sant’Antonio Abate, alla portineria di Palazzo Civico c’è stato un insolito via vai, in particolare di donne, le quali giunte in loco sono state avvertite dal custode che la distribuzione delle tradizionali pagnottelle era stata soppressa. Negli anni passati, in quella giornata, il Municipio assolveva un antico legato che prevedeva la distribuzione del «Pane di Sant’Antonio». L’usanza, sospesa temporaneamente per due anni a causa della pandemia, in futuro sarà eliminata definitivamente, senza che sia stato diramato un comunicato ufficiale. Cadrà così la consuetudine di quell’antico legato con disappunto di parecchi luganesi.
Mille pagnotte per i poveri
Le origini della disposizione testamentaria risalgono al 16 maggio del 1825, data in cui il canonico Domenico Somazzi, patrizio di Lugano, animato da profonda carità istituiva un legato perpetuo che prevedeva la distribuzione ai poveri della città e dei sobborghi di mille pagnotte di frumento da tre soldi cadauna. A quell’epoca le risorse erano limitate e parecchi erano costretti a emigrare. Vi era anche la carenza di prodotti essenziali di prima necessità. Gli abitanti dell’allora Borgo di Lugano erano dediti all’agricoltura, ad attività servili o artigianali che procuravano redditi minimi.
Il canonico Somazzi, quale cappellano della chiesa dell’ospedale, aveva l’occasione di visitare e confortare i ricoverati, rendendosi così conto delle loro misere condizioni e, pertanto, volle istituire il legato che prevedeva la distribuzione del pane il 17 gennaio, giorno dedicato a Sant’Antonio.
Il lascito fu a lungo amministrato e onorato dall’Ospedale di Santa Maria Incoronata e dal 1909 dall’ospedale Civico. Aperta nel 1981 la nuova sede sulla collina di Ricordone, il legato fu assunto e onorato dal Municipio.
Oggi, salvo casi limite, la distribuzione delle pagnotte non serve a far fronte a impellenti necessità, tuttavia onorare il legato perpetuo del canonico Somazzi costituiva, per molti, il mantenimento di un’antica usanza radicata nel cuore di parecchi luganesi.
emmebi