È una storia che Lugano ha già vissuto: il sacrificio di un edificio storico per far posto a una palazzina. Nel caso specifico è la villa d’inizio Novecento, opera dell’architetto luganese Paolito Somazzi, in via Maderno 21 nei pressi della Basilica del Sacro Cuore. La Stan si è opposta alla demolizione, sottolineando «il pregio della costruzione nonché lo spiccato valore per il quartiere dell’ampio giardino con alberi d’alto fusto, che nel contempo rappresenta un’area di rispetto verso la chiesa del Sacro Cuore». Per giustificare giuridicamente la limitazione delle possibilità di edificazione, la Stan invoca «la vetustà del Piano regolatore di Lugano (che risale al 1984), la sua non conformità con il diritto superiore per la modifica di importanti leggi federali e cantonali e il tendenziale esubero delle unità insediative rispetto alla situazione attuale e alle necessità di sviluppo future». Ritiene insomma che «le zone edificabili debbano essere dimensionate» e che «la riduzione delle potenzialità edificatorie vada perseguita (…) nei luoghi sensibili».
La Società ticinese per l’arte e la natura ribadisce la necessità di arricchire la «Variante beni culturali 2» con gli oggetti meritevoli di protezione, anziché attendere l’elaborazione da parte del Municipio di una terza variante che rischia di arrivare troppo tardi.
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