di Elena Sopranzi
Guardando queste vecchie foto riaffiorano i ricordi della festa di anni fa. All'epoca non c'era la strada, ma ripidi sentieri e mulattiere lastricate e scalinate. Carico di viveri, bevande, masserizie, il mulo riforniva il paesello di Cureggia. Per San Gottardo, ai primi di maggio, la gente arrivava da tutto il Sottoceneri con indumenti dei loro ammalati rimasti a casa, da benedire con l'olio di San Gottardo. Santo taumaturgo, a Gottardo sono dedicati in Germania chiese e ospedali. Tanti raggiungevano Cureggia dal Malcantone. Era un lungo viaggio affrontato di buon mattino dapprima con la ferrovia Lugano-Ponte Tresa, in seguito con la funicolare della stazione di Lugano e in seguito con la Lugano-Cadro-Dino fino a Pregassona. Poi si proseguiva a piedi. Spesso portavano il pranzo al sacco, che al termine delle funzioni religiose consumavano nei prati pieni di narcisi (detti «cück»).
Ogni famiglia di Cureggia allestiva il proprio spaccio di bevante (gazzose, birra, vino...). L'osteria San Gottardo e quella dei Bottinelli lavoravano a pieno regime. Immancabili le bancarelle dei «Bumbunatt », con i dolci tipici, duri e secchi, detti «Stracaganàss», e i «Basìn», caramelle rotonde avvolte in leggera carta velina colorata. Irresistibili per i giovani erano i banchetti con i petardi, i giochini, bolle di sapone, le bambole e tante sorprese. I più atletici, sacco in spalla, si dirigevano il pomeriggio verso l'Alpe Bolla o i Denti della Vecchia, oppure verso la cima del Boglia, detta Pignudra. Altri scendevano da Brè, lungo sentieri battuti e curati. Chi rimaneva si riuniva in gruppi per cantare, bere un tazzìn in compagnia o caffè dal padelìn. Spesso si tirava fino a tarda sera e scendendo si sostenevano a vicenda... San Bernardo a Cureggia era la prima festa primaverile nella natura. Una festa popolare per tutti: giovani, famiglie e anziani.