Il Polo sportivo e degli eventi che va in cantiere, idee per restituire il lungolago ai pedoni, ripristinare la storica funicolare degli Angioli e valorizzare il parco del Tassino, riordinare il Pian Scairolo, predisporre strutture per i congressi al Campo Marzio; e ora suggerimenti per ridisegnare piazza Molino Nuovo, correggendo un Piano particolareggiato degli anni novanta che, nonostante la firma autorevole di Mario Botta, è rimasto in gran parte sulla carta. C’è poi il Piano direttore comunale, la tela di fondo di una Città che in futuro sarà costituita da costellazioni di quartieri e villaggi.
Sono mani pesanti quelle che Lugano sta giocando attraverso scelte urbanistiche da cui dipenderà il destino di un territorio alle prese con una difficile transizione: economica, con la perdita di velocità della piazza finanziaria; demografica, con una popolazione che invecchia e giovani per i quali il nostro Cantone è oggi poco attrattivo; sociale, con una moltitudine di realtà aggregate a cui restituire un ruolo e una centralità. È un compito impegnativo se si pensa alle dimensioni di Lugano e al suo straordinario sviluppo altimetrico, che spazia dai 300 metri della foce del Cassarate agli oltre 2mila della vetta del Camoghé. Dopo la stagione degli studi e delle analisi – definita da alcuni, in modo ingeneroso, d’immobilismo – qualche frutto sta maturando. Lunedì scorso, nell’aula magna dell’Usi, sono state presentate le conclusioni dei mandati di studio paralleli per la riqualifica di piazza Molino Nuovo e degli isolati circostanti. Raccolte le osservazioni, il Municipio intende procedere con il concorso di architettura per la sistemazione della piazza, la cui superficie – tra aree guadagnate e altre perse – corrisponderà a quella odierna. I posteggi in superficie saranno cancellati e le auto sistemate nel sottosuolo. La strada sul margine nord della piazza si vorrebbe pure eliminare o quantomeno ridurre. Un punto d’acqua resterà, ma non necessariamente la fontana disegnata dall’architetto Tita Carloni. Al Municipio – rappresentato da Filippo Lombardi e Cristina Zanini Barzaghi – piace l’idea di edificare un nuovo corpo affacciato su via Trevano: indicato dai progettisti come «attivatore», accoglierebbe servizi e spazi funzionali alla vita sociale del quartiere. Tiepide le prime reazioni in sala: questo ingombro limiterà la superficie della piazza, venendo meno l’effetto di apertura che prova chi scende in auto da via Trevano. I piani sono esposti fino al 16 marzo sul piazzale dell’aula magna del campus Usi e chiunque può farsi un’opinione e prendere posizione.
Dal punto di vista della mobilità, lo scenario è meno ambizioso rispetto al passato. È stata abbandonata la proposta di deviare la trafficata via della Madonnetta all’interno del campus Usi per dare respiro alla chiesa. Resta comunque il proposito di valorizzare il tempietto, così come quello di assegnare più spazio a pedoni e bici all’estremità nord di corso Elvezia, dove il traffico ridotto non giustifica più la presenza di tre corsie.
Qualche giorno prima della serata pubblica, il Municipio ha incontrato, in separata sede, i proprietari dei terreni interessati dal Piano particolareggiato. Le prime indicazioni legittimano l’ottimismo sullo sviluppo dei contenuti privati del comparto. I tempi saranno tuttavia molto lunghi. L’obiettivo è quello di adottare una trama che possa compensare gli isolati caratterizzati da un’edificazione piuttosto fitta, con corti interne che si vorrebbero di qualità, alberate e aperte al pubblico.
Guarda il video realizzato dal gruppo Cont-s, di cui è capofila l’arch. Sabrina Contratto, scelto dal Municipio nell’ambito dei mandati di studio paralleli per la riqualifica di piazza Molino Nuovo.