La centralità dello Studio e del Teatro Foce nella vita culturale di Lugano sta nei numeri delle proposte, nell’occupazione altissima degli spazi, nelle richieste di compagnie, gruppi e organizzatori, nella lista d’attesa di chi spera di potervi un giorno accedere. Il Foce è insomma fondamentale e se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Ciononostante non basta per rispondere alle sollecitazioni che arrivano soprattutto dalla scena locale. Il vice-sindaco Roberto Badaracco, intervenuto alla presentazione della nuova stagione, che va da settembre 2023 a giugno 2024, ne è consapevole. «Siamo fortunati ad avere il Foce, ma sappiamo che servono altri locali per le prove, le produzioni, gli eventi. Rivendicazioni legittime, tuttavia non facili da soddisfare. Dovete considerare anche i tempi della politica...». Questa è una struttura importantissima per l’intera regione, poliedrica, complementare al Lac. «Permette a realtà locali, di nicchia, indipendenti, particolari, di occupare palchi che altrimenti non avrebbero, ritrovandosi in ginocchio».
Alla presentazione è intervenuto anche Claudio Chiapparino, direttore della Divisione eventi e congressi. Si deve a lui – e naturalmente ai suoi collaboratori – se la città, dopo l’orgia estiva, anche nei mesi freddi può vantare una programmazione così ricca e interessante. «Il Foce è in una zona discosta, non disturbiamo il vicinato. Piuttosto, a volte, ci disturbiamo tra noi, viste le concomitanze tra Studio e Teatro». I cosiddetti fastidi grassi. «Qui, la difficoltà è dover dire “no” a chi vorrebbe esibirsi e allestire un cartellone eterogeneo. La maggior parte delle proposte è curata direttamente da noi, altre sono da ricondurre a promotori attivi sul territorio». Il Foce non offre solo un palcoscenico. «È anche un luogo di incontro e scambio, dove le idee artistiche possono fiorire e prosperare, una casa per la creatività e un punto di riferimento per chi desidera condividere il proprio talento e la propria passione con il pubblico».
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