In effetti, nel taboulé, ciò che fa la differenza è il prezzemolo, ingrediente fondamentale di questa insalata. Sebbene l’avessi già assaggiato e preparato come una pasta fredda all’occidentale, ho scoperto come deve essere il vero taboulé quando ne ha portato una verde zuppiera l’amica Sarah, di origine libanese. Il Libano, infatti, rivendica con la Siria la paternità di questa preparazione ma il piatto, con diverse varianti, è presente su una fascia di territorio che va dalla Siria all’Iraq alla Turchia. Un buon taboulé si basa, dunque, su un’abbondanza di prezzemolo e di menta e su un accurato sminuzzamento di entrambi. Operazione che deve essere fatta a mano per evitare che con mixer elettrici questi ingredienti si spappolino riducendosi in poltiglia. Io consiglio la cara vecchia mezzaluna se non si è abilissimi con il coltello… Le erbe devono essere ben condite e insaporite, con l’aggiunta di pomodori freschi, cipollotti e – altro ingrediente fondamentale – il bulgur. Quest’ultimo, reperibile in tutti i supermercati e negozi bio, si ottiene cuocendo a vapore i semi di grano duro germogliato che vengono poi fatti essiccare e macinati per trasformarsi in una specie di granella. Ne esistono vari tipi: quelli con i chicchi più grandi sono per zuppe e minestre, quelli fini per insalate e polpette. La caratteristica migliore del bulgur è che, essendo solitamente precotto, è molto digeribile ed è un’ottima fonte di fibre e vitamine. Il taboulè è un tipico piatto estivo sia per gli ingredienti sia perché va servito freddo come antipasto o come accompagnamento di carni o pesci. Tradizionalmente si mangia raccogliendolo con delle foglie di lattuga che possono essere messe su un vassoio in modo che ciascuno se ne possa servire.
…