di Ivan Pedrazzi
Le domande più frequenti che le vengono rivolte riguardano l’edificio monumentale: la visione dell’architetto, i materiali impiegati, aneddoti sui parlamentari, gli artisti che l’hanno decorato, tra i quali figurano alcuni ticinesi. «Le tele che addobbano la Sala dei passi perduti sono per esempio del luganese Antonio Barzaghi Cattaneo. Le mostro sempre con grande orgoglio», osserva Federica. «Gli stranieri, invece, sono più interessati al sistema politico federalista e ai meccanismi, tipicamente elvetici, della democrazia diretta».
Di origini luganesi, l’abbiamo incontrata l’estate scorsa proprio in occasione di una visita a Palazzo federale. Parla con entusiasmo del suo mestiere, non molto dissimile dalla sua precedente professione di docente di italiano per adulti. «È come sostenere una lezione – dice compiaciuta – bisogna saper adattare il registro al profilo e alle esigenze dei visitatori: possono essere una scolaresca, ambasciatori o altri ospiti di riguardo del nostro Paese, amministratori comunali e semplici cittadini. Il programma delle visite è sempre pieno, la sede del Parlamento è una grande attrattiva. Oltre alle visite guidate abbiamo eventi, esposizioni e giornate di porte aperte che richiamano un grande numero di ospiti. Un altro elemento importante della nostra offerta è la possibilità di assistere alle sessioni delle Camere federali».
Sposata con un medico luganese, capo clinica di anestesia all’Inselspital, è mamma di Filippo e Camilla, di 9 e 5 anni. È cresciuta al Bertaccio, all’ombra della cattedrale di San Lorenzo, dove ancora abitano i genitori Carla e Giovanni. A Lugano c’è pure la sorella, responsabile del settore compliance in una banca. Federica ha frequentato il liceo in viale Cattaneo e nel 2002 si è laureata in scienze delle comunicazioni all’Usi. Si fa le ossa in due agenzie di comunicazione di Lugano e Chiasso e nel 2010 si reca a Zurigo, dove per sei mesi partecipa alla creazione di una start-up attiva nel campo della comunicazione. Nel frattempo amplia il proprio bagaglio linguistico e si specializza nell’insegnamento agli adulti, cui si dedicherà. «Poco dopo, per motivi famigliari ho traslocato a Berna, dove nel 2013 con mia grande gioia sono stata assunta dai servizi del Parlamento come guida a Palazzo federale».
All’età di 43 anni, Federica Riva-Borsetti è appagata dalla propria vita. «A Berna desidero far crescere i bambini con la doppia lingua italiano-tedesco: è un motivo fondamentale che mi trattiene qui. Adoro Lugano, mi manca, tuttavia dalla capitale per ora non riesco a staccarmi. Mi piace il mio lavoro, in città si sta bene e attraverso i figli sono nate profonde amicizie con altri genitori. Inoltre il legame con le colleghe guide è forte, sono come una seconda famiglia».
Gli affetti però sono a Lugano. «Varcato il Gottardo, vedo questi paesaggi e mi sento a casa. Adoro andare in montagna, che in gioventù ho praticato in lungo e in largo partecipando anche a gite del Club alpino svizzero di Lugano. Ricordo in particolare un trekking di una settimana attorno al Basodino, con lunghe camminate quotidiane e pernottamenti in capanna. Lo sci è stato la mia grande passione, sin da piccola. Sono stata per alcuni anni monitrice del club di Pregassona e da quando Filippo ha cominciato a sciare, ho ripreso a insegnare nella società in cui si allena». Ricordi profondi della vita nella nostra città, amici intimi, famigliari e genitori pronti ad accoglierla...
Motivi per recarsi con gioia a Lugano.