Emanuele Santoro, ideatore, regista e interprete accoglieva il pubblico nel foyer, per scrutare in un certo senso i volti, le persone e poter dire poi, avviandosi verso il palco, che non ne trovava di uguali gli uni agli altri, tutti unici, perciò «diversi». Questo l’escamotage del prologo che porta già ad una riflessione.
Lo spettacolo di narrazione, ispirato alla figura di Gianmaria Terrani e basato sui suoi testi e le testimonianze del padre Graziano, nasce da un evento e un incontro, come spiega Santoro: «Ho avuto l’occasione di leggere alcuni testi di Gianmaria nell’ambito di una conferenza alla Biblioteca di Bellinzona, due anni fa, il 9 febbraio 2022. Pensieri poetici dal confinamento. Letture e riflessioni sulla diversità cognitiva. Sono stato molto colpito da quegli scritti per la loro profondità e per la matrice poetica che ne emerge. Ricordo perfettamente la sensazione avvertita non appena posato lo sguardo su quelle righe. Una sensazione che si è cristallizzata dopo averlo conosciuto personalmente e che tradurrei in una sorta di trasfusione di bellezza, purezza, leggerezza e profondità. Gioia, in una parola. Una parola e una domanda, anzi due. Diverso? Diversodachi?».
In quell’occasione Santoro ha conosciuto anche il papà, Graziano Terrani. «Due anni prima aveva fondato l’associazione Archivio Diversità Cognitiva – che ha collaborato alla realizzazione di questo spettacolo – con l’intento di raccogliere tutto il materiale di Gianmaria ma anche di altre persone con diversità cognitiva. Parte degli scritti di Gianmaria è stata poi raccolta in un libro pubblicato poco dopo quell’occasione, nell’aprile 2022. Contiene anche la storia di Gianmaria, narrata dal diretto interessato».
Ecco quindi l’idea di una rappresentazione che sul palco traccia il percorso di Gianmaria dalla nascita nel 1973 e dalla diagnosi irreversibile, Sindrome di Down, comunicata dall’ostetrico cinico e impietoso («è mongoloide», tra l’altro, doppio, sprezzante razzismo, nei confronti della genetica e di un popolo), alle scuole, normali e speciali, a tutte le diverse esperienze: luoghi protetti, lavoretti noiosi, stage talvolta boicottati dal nostro protagonista. Perché lui ha una passione onnivora per la cultura in generale, leggere, scrivere (riempiendo nel tempo ben 37 diari), disegnare, dipingere, viaggiare e frequentare cinema, teatri, concerti, esposizioni e scrivere agli artisti direttamente. Una vita ricca e appassionante sostenuta da gioia, appunto, affetto corrisposto verso gli altri, riflessioni acute che in sé contengono la verità del cuore...