Mio padre, Silvio Moser, morì il 26 maggio di cinquant’anni fa, dopo un grave incidente alla 1000 Km di Monza avvenuto un mese prima. Permettetemi un’analogia ardita; in questi giorni si è parlato molto di Ayrton Senna, deceduto trent’anni fa a Imola. Le analogie furono molte: un guasto tecnico e non un errore di guida provocarono le tragedie, le lesioni alla testa che si rivelarono mortali e la giovane età di entrambi. Nel mondo la morte di Senna lasciò un vuoto negli appassionati. Allo stesso modo, nel piccolo Ticino e in particolare a Lugano, la morte di mio padre fu molto sentita.
Era amato dal suo pubblico e qui era uno degli sportivi più in vista in quegli anni. Era anche abbastanza conosciuto in Italia e in Argentina, dove colse le sue vittorie più importanti. Assieme a Clay Regazzoni viveva la Città e ancor oggi il suo ricordo è fresco. Si ricordano del suo altruismo, della sua semplicità; era sempre pronto allo scherzo e per aiutare gli amici faceva di tutto.
Come pilota, dai racconti degli amici e dei colleghi, era straordinario per la pulizia di guida e il controllo assoluto del mezzo, di qualunque mezzo veloce; infatti, come i migliori piloti, era fortissimo sul bagnato, altra analogia con Senna. Gli amici mi hanno raccontato che una volta le qualifiche andarono male, poi in gara cominciò a piovere e mio padre recuperò ben venti posizioni.
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