#Approfondimenti | 01/11/2024

Amorevole nostalgia

Gianni Ballabio

In questi primi scampoli di novembre, mentre la luce del giorno si fa più tenue e breve, siamo invitati a levare gli occhi verso l’alto, contemplando i Santi, ma pure a chinarli sulle tombe del cimitero – camposanto si diceva una volta – per ritrovare i volti delle persone a noi care.

«Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie», scriveva Ungaretti, parlando dei soldati italiani sul fronte francese, presso il bosco di Courton nel luglio 1918. In questi primi giorni di novembre, mentre la luce del giorno si fa più tenue e breve, siamo invitati a levare gli occhi verso l’alto, contemplando i santi, ma pure a chinarli sulle tombe del cimitero – camposanto si diceva una volta – per ritrovare i volti delle persone care. 

Primo novembre: Giorno dei Santi. Nomi famigliari, richiamati dai calendari e volti ritrovati in chiese, oratori e cappelle, come pure lungo strade e sentieri. Con loro i santi di casa nostra, quelli della porta accanto, come sottolineava Papa Francesco in un suo messaggio. Sono ovunque i santi, perché, scriveva Suzaku-Hendu, «Dentro al cuore di ognuno c’è una gemma di santità pronta a sbocciare e a profumare di sé l’universo. Bisogna però spezzare l’involucro che la imprigiona per trasformarla da gemma di ghiaccio in gemma d’amore». 
Giorni dedicati al cimitero e alle tombe. Un fiore di riconoscenza e di affetto; un lumino per segnare una presenza; una preghiera e soprattutto tanto silenzio, per sentire ancora la loro voce, i loro messaggi, mentre i ricordi risalgono il cammino compiuto assieme. Soprattutto un cammino di amore ritrovato nella dimensione sublime della nostalgia, che è presenza costante nel cuore. Del resto non avere nostalgia significa non aver vissuto.