Quartiere di Lugano dal 2004, Breganzona conta cinquemila abitanti. L’assenza di un vero e proprio nucleo e di una piazza ha reso difficile lo sviluppo di relazioni di buon vicinato fondate sulla solidarietà e l’aiuto reciproco. Costituitosi nel 2021, il locale Gruppo volontari intende ora ricostituire un tessuto di legami umani. Ne parliamo con Patrizia Berger, Davide Bernasconi, Franco Panora e Franca Salgaro.
Breganzona è stato a lungo quasi solo un «dormitorio» dove la popolazione aveva scarse possibilità di godersi il quartiere. Una situazione, questa, che si è aggravata in seguito alla centralizzazione dei servizi comunali in città, con numerose persone che si sono trovate spaesate al cospetto di una burocrazia sempre più informatizzata.
Una realtà che il Gruppo di volontari, attivo nel quartiere da poco più di un anno, intende cambiare, ricostituendo quel senso di vicinanza e aiuto che si è indebolito. Un lavoro che concerne tutti: giovani, adulti, anziani e persone con disabilità, con i loro bisogni. «Ci siamo costituiti a seguito di una serata di proiezioni organizzata da Autismo Svizzera italiana e dalla Fondazione Oltre Noi. La pellicola “Mr. Ove” ci ha portato a riflettere sul ruolo della comunità nell’inclusione delle persone che vivono una situazione di difficoltà e di isolamento». Il gruppo è a disposizione sia dei cittadini sia di enti che operano nell’ambito della terza età e delle disabilità. Ogni volontario ha vissuti professionali ed esperienze diverse e questa ricchezza è preziosa per lo scopo del collettivo: soddisfare i bisogni espressi dalla comunità. Ideatrice dell’iniziativa, Patrizia Berger rileva che nella fase in corso si sta cercando di cogliere le esigenze degli abitanti di Breganzona: «Anziché creare un progetto già strutturato ci siamo detti: perché non cominciamo a segnalare la nostra presenza e a raccogliere “dal basso” i bisogni della popolazione?». È stato quindi istituito un numero telefonico (lo 079 337 00 73) utilizzabile sia per segnalare necessità puntuali sia per chiedere informazioni sui servizi presenti nella zona. «Per esempio, numerosi anziani non sanno che, tramite Pro Senectute, c’è la possibilità di ricevere pasti a domicilio».
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