Guglielmo Marconi mette in pratica a Bologna la trasmissione senza filo, basata sulle teorie matematiche dell’elettromagnetismo elaborate precedentemente da Maxwell e Hertz. L’esperimento riuscito, seppure su una corta distanza, dà avvio alla grande avventura della radio. Trasferitosi in Inghilterra, Marconi continua le sue applicazioni aumentando vieppiù le distanze tra la terra ferma e i bastimenti sul canale della Manica e poi sempre più lontano. Per decifrare le comunicazioni occorreva interrompere, nel ritmo dettato dal codice Morse, l’onda elettromagnetica generata dal trasmettitore. È nata così la radiotelegrafìa, poi adottata sulle navi.
Attorno al 1920, grazie all’applicazione nei trasmettitori di una particolare valvola elettronica (triodo) si compie un passo decisivo verso la radiofonia. Nello stesso anno, in America (e nel 1922 in Europa con la Bbc di Londra), iniziano le trasmissioni per il pubblico e l’industria costruisce i primi ricevitori.
Si capisce ben presto che la radio, in quegli anni ad onde medie, è un prodotto che interessa tutti. Le stazioni nascono una dopo l’altra. Nel 1931 trasmettono anche Beromünster per la Svizzera tedesca e Sottens per la Svizzera francese. L’amministrazione delle Poste telefoni e telegrafi (Ptt) è incaricata di gestire gli impianti, mentre i programmi competono alla Società svizzera di radiodiffusione (Ssr).
Nel 1933 anche il Ticino ha la sua stazione nazionale onde medie sul Monte Ceneri. Contemporaneamente, a Lucerna, viene organizzata la prima conferenza delle onde e ad ogni stazione viene assegnata la propria frequenza. I ricevitori radio sono dotati della «scala parlante».
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