Il libro «Pan Büter e Zücar» ci ricorda le merende di una volta. Come si è arrivati, Silvano Montanaro, a questo titolo e cosa vuole significare?
«Ci siamo arrivati mentre raccontavo, all’editore Raoul Fontana, di quando mia mamma al rientro dalla scuola mi calava dal quarto piano, legato con uno spago, il cestello con la merenda. Varianti: pane e riga di cioccolato, pane burro e confettura e, più spesso, pane burro e zucchero. Nel libro si racconta di una vita semplice, familiare, nostra. Apprezzata come una fetta di pane, ricca come il burro e anche dolce come una spolverata di zucchero».
Tu sei anche poeta, oltre che narratore raffinato. In che misura la poesia e il dialetto sono presenti in questa nuova pubblicazione?
«Momenti raccontati in rima e in dialetto sono entrati nel libro in modo spontaneo ma discreto, quando l’italiano, da solo, non mi sarebbe bastato per esprimere al meglio quello che sentivo. Credo che capiti un po’ a tutti noi dialettofoni della Svizzera italiana di pensare anche nelle due lingue. Forse, proprio nel dialetto, il lettore troverà un pizzico di poesia».
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