Il nome «Canto d’erba» dice già molto di questo progetto. L’agricoltura produce suoni che abbiamo in parte dimenticato, sovrastati dal frastuono delle macchine che tagliano, voltano e confezionano il fieno. Falci, forche e rastrelli sono silenziosi e consentono all’uomo di riscoprire la dimensione musicale del lavoro manuale: il canto della falce, che rade i fili d’erba, e quello del fieno maturo pronto per essere raccolto. Provare per credere: è la proposta di Michele Rusca, di Comano, e Francesco Besomi di Bigorio. Entrambi contadini, hanno scelto una via diversa per interpretare il loro mestiere. Una scelta controcorrente, che ha portato al parziale abbandono delle macchine agricole e al ricupero degli attrezzi di uso comune fino a qualche decennio fa e quasi del tutto scomparsi dai campi. Il museo è la loro odierna dimora!
«Canto d’erba» restituisce loro dignità, li riabilita. «Non è una semplice operazione nostalgica», spiegano i due contadini. Li incontriamo a Comano, dove dallo scorso anno si prendono cura di un prato di proprietà comunale: lo falciano e recuperano il foraggio per il bestiame di Michele Rusca: mucche nutrici e capre, che alleva in parte a Comano e in parte al Bigorio. Michele svolge una seconda occupazione presso l’Orto di Muzzano, associazione che coinvolge nella cura e raccolta dei prodotti persone che tramite il lavoro possono riscoprire il proprio valore.
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