Dopo la chiusura invernale, il giorno di Pasqua, domenica 31 marzo, il Museo delle dogane svizzero alle Cantine di Gandria ha riaperto le porte al pubblico. Il percorso espositivo di quest’anno è focalizzato su due temi sensibili, di assoluta attualità, che posano lo sguardo sul fenomeno delle migrazioni dei popoli, l’uno, e sulla fragilità di alcune specie di flora e fauna minacciate dall’estinzione, l’altro. Due argomenti che dialogano e si intrecciano all’interno dello spazio espositivo, sul filo della riflessione.
Le vicissitudini umanitarie dei popoli costretti a lasciare la propria terra per trovare rifugio lontano da guerre e conflitti sono al centro di «Migrazione – una mostra fotografica di Darrin Zammit Lupi». Un’iniziativa che si inserisce nelle celebrazioni del trentesimo anno di attività della sede svizzera dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). La lotta alla migrazione irregolare rientra negli ambiti di competenza dell’Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (Udsc): nel 2023 ha constatato complessivamente oltre cinquantamila casi di soggiorni illegali; la maggior parte dei migranti irregolari era composta da cittadini afghani, marocchini e turchi, spesso giovani uomini che, da soli o in piccoli gruppi, attraversano la Svizzera in treno o automobile. Campo d’attività principale dell’Oim Svizzera è l’aiuto al ritorno e alla reintegrazione, aiuto che comprende diverse attività volte a sostenere il ritorno volontario di richiedenti l’asilo, persone ammesse provvisoriamente e rifugiati riconosciuti. Darrin Zammit Lupi, fotoreporter che nel corso della sua carriera ha documentato numerosi progetti migratori nazionali e internazionali viaggiando in tutto il mondo come corrispondente freelance per Reuters, negli ultimi trent’anni ha documentato le guerre in Bosnia e Kosovo, lo tsunami nel Sud-Est asiatico, il conflitto in Libia nonché altri temi legati agli obiettivi di sviluppo del millennio in diverse parti dell’Africa.
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