Persino la globalizzazione, che negli ultimi decenni ha cambiato i connotati della popolazione locale, non ha avuto effetti rilevanti sul piano della sicurezza. Lo scorso anno, furono censiti 247 reati per ogni 1000 abitanti: un esiguo aumento dell’1,3% rispetto al 2020. Insomma, Lugano, dove abitano cittadini di 140 nazionalità, ha retto il colpo. Grazie a una politica d’accoglienza, messa incessantemente alla prova. Si tratta di trasformare una condizione di precarietà, qual è l’emigrazione, in stabilità e infine appartenenza. Evitando così il rischio di creare sbandati che insidiano la nostra tranquillità. Scommessa vinta, salvo rare eccezioni, nei confronti dell’esodo di massa provocato dalla guerra nei Balcani. Gli ex-jugoslavi sono, ormai, cittadini assimilati e forza lavoro indispensabile.
Adesso è la volta degli ucraini a suscitare malumori e timori. Non tanto sul piano della sicurezza, dato che per lo più si tratta di nuclei familiari, in certi casi benestanti. S’insinua però il sospetto che possano approfittare di sostegni finanziari immeritati. Problema che, ovviamente, non si pone nei confronti di ospiti della categoria ultraricchi, fiscalmente interessanti, anzi vezzeggiati.
Un thriller discusso
Con ciò la sicurezza assoluta appartiene alla sfera illusoria della perfezione, di cui neppure Lugano ha l’esclusiva. A lanciare un sasso nello stagno di una quotidianità in apparenza normale e confortante è l’ultimo giallo di Andrea Fazioli «Le strade oscure» (Guanda editore), in cui l’autore racconta una nuova indagine condotta, come sempre, dall’investigatore Elia Contini. Un’operazione che, per certi versi, richiama alla memoria un bestseller anni ottanta intitolato «La realtà supera la finzione». Gli autori Albert Aycard e Jacqueline Franck dimostravano, attraverso una minuziosa ricerca, come l’inverosimile sia spesso nascosto nelle pieghe della normalità. C’è da rimaner sorpresi, persino a due passi da casa…