Quello dell’Hotel Delfino è un raro esempio di imprenditorialità virtuosa, per quanto controcorrente, laddove viene privilegiato l’aspetto umano e sociale alle dinamiche di un mercato del lavoro finalizzato al solo profitto. L’iniziativa di dedicare tempo e risorse alla formazione di giovani, normodotati e non, ha preso vita una decina d’anni fa grazie alla sensibilità di Federico Haas, proprietario e direttore dell’albergo, e della sua collaboratrice Manuela Casso, responsabile del personale e della formazione. Insieme si occupano attivamente di formazione professionale inclusiva a vasto raggio, accogliendo giovani con diverse esigenze e fragilità, legate a un momento particolare della crescita, a un background di emigrazione, ma anche a difficoltà cognitive.
«Cerchiamo di mettere sulla rampa di lancio questi giovani volonterosi che si mettono in gioco – spiega Federico Haas – tendendo loro una mano».
A tale proposito con Otaf è stata avviata una collaborazione per integrare i ragazzi con andicap che lavorano nei loro laboratori e valutare chi ha il potenziale per poter affrontare un apprendistato biennale. Offrendo una chance a coloro che altrimenti non avrebbero accesso a una formazione e tantomeno a un attestato o un certificato federale di capacità. «Siamo piuttosto sollecitati, il che dimostra l’esistenza di un forte bisogno di offrire una formazione a questa utenza “particolare”. Nei giovani esistono diverse sfumature di fragilità e non necessariamente relativa a una disabilità».
Presidente di Hotellerie Suisse nel Sottoceneri, per Federico Haas l’istruzione dei giovani è sempre stata una prerogativa importante, a differenza di molti che la ritengono solo una perdita di tempo e uno spreco di risorse. In più, all’Hotel Delfino viene dato spazio anche a chi è meno fortunato. Attualmente sono presenti 9 ragazzi su un organico di 25. Tra di loro, c’è Caney Ileri, giovane apprendista che fino all’anno scorso era impiegata nel laboratorio di gastronomia dell’Otaf.
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