«Dovremmo andare oltre le aspettative altrui, la medicina, la malattia». È il primo concetto che esce fuori nel tempo di una pausa caffè con Giada Besomi, giovane presidente di New Ability, associazione che si occupa di promuovere le capacità di persone con disabilità (e non) affinché possano valorizzare le sfumature della loro personalità: «Bisogna imparare a vivere nel rispetto del funzionamento dell’altro». Giada ribalta completamente la prospettiva: «Non sono i nostri corpi il problema, e nemmeno le nostre competenze intellettive, bensì la società che è costituita su un unico modello, valuta le nostre caratteristiche e seleziona chi ha diritto di abitare il mondo e chi deve essere relegato in “periferia”. Io mi sono sempre detta che nessuno è “invalido”; la chiave sta nell’essere flessibili, capire che la diversità non dà fastidio. Un mio compagno d’asilo era disabile ed è stato un ottimo insegnante: intuitivamente, grazie a lui, ho capito che nessuno dovrebbe essere all’altezza di nulla, tutti siamo strani. La normalità è una convenzione. Per me essere considerata “diversa” rimarrà sempre il più grande complimento; essere unici è nel nostro Dna».
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