#Vetrina | 05/12/2021

Giorgetta Baudino

È un privilegio poter parlare con le persone che hanno contribuito – in qualsiasi ambito – a costituire punti di riferimento della Lugano che fu, poiché attraverso queste testimonianze la città sul Ceresio annoda armoniosamente il passato al presente.

di Michaela Lupi

La signora Giorgetta, nata il 28 ottobre 1923, è giunta a Lugano nei primi anni cinquanta con il marito Tranquillo Baudino, detto Lino, di formazione barman. L’idea era di fermarsi un paio di mesi, giusto il tempo di aiutare lo zio del consorte a gestire il ristorante Huguenin. Ma la coppia è restata qui. «Dopo alcuni anni prendemmo in gestione il bar Coccodrillo, in via Nassa, situato nell’immobile di proprietà della famiglia Bianchi. Coccodrillo perché dentro c’è un mosaico raffigurante questo animale». 

All’inizio era un american bar. «Con la nostra presenza e mentalità italiana portammo in città qualcosa di diverso, in primis un ottimo caffè, la cui miscela era fatta preparare appositamente per il nostro locale». La storica via luganese ospitava negozi e boutiques, come ad esempio la tabaccheria Cavallini, il fotografo Brunner, la moda da Soraya e Gasser... Il Coccodrillo era il ritrovo preferito dei commercianti, nonché degli ospiti degli hotel circostanti. «I nostri aperitivi erano speciali, abbiamo fatto conoscere la tradizione italiana degli stuzzichini. Si usava servire il whisky in caraffa (ne abbiamo una bella collezione in famiglia) e le posate avevano il logo del bar, un coccodrillo. La cura dei dettagli nei confronti dei clienti oggi è andata un po’ persa». 
Negli anni sessanta e fino al 1971, è stato il ritrovo dell’Inter club luganese. «Lino era amico di Valentino Mazzola, calciatore simbolo della squadra del Torino, il quale perì nell’incidente aereo di Superga del 1949. Dopo la tragedia, rimase vicino alla sua famiglia». Il Coccodrillo è stato anche sede della Croce Rossa. «Io mi occupavo principalmente dell’amministrazione e della contabilità. Nel corso degli anni fummo inoltre spesso chiamati da importanti famiglie luganesi ad organizzare dei banchetti presso le loro case».

Lino Baudino è stato fondatore della sezione estera dell’Associazione italiana barmen e sostenitori (Aibes). L’ente era nato nel 1949 con lo scopo di insegnare la professione e la prima sede era a Milano. «Ricordo i concorsi e le manifestazioni che si sono tenuti in città, anche durante la fiera di Artecasa. Io facevo parte della giuria con il compito di pregustare i diversi cocktail. Anche se non bevo vino, mio marito ha sempre avuto fiducia nel mio giudizio». La gestione del Coccodrillo da parte dei coniugi Baudino è terminata alla fine degli anni novanta, a causa delle condizioni di salute di Lino, deceduto nel 2003.
Giorgetta ha studiato da maestra. «Durante l’ultimo anno di Magistrale scoppiò la guerra. Nel periodo bellico lavorai alla biglietteria della stazione e come telegrafista a Milano. Così, sapevo in anticipo quando avvenivano gli attacchi da parte dei tedeschi e potevo avvisare. Un giorno rischiai di essere scoperta, e se non fosse stato per il mio capo, non so come sarebbe andata a finire... Lavorai per un paio d’anni come maestra prima di sposarmi. Non è stato un sacrificio lasciare la mia attività e sono grata al Ticino e a Lugano per come ci hanno accolti. Ci siamo ritrovati a vivere in una realtà molto più piccola rispetto a Milano. A Lugano ci si conosceva tutti. Mio marito era di origini piemontesi, mentre io appartengo a un’antica famiglia veneta, i Corner, discendenti della regina di Cipro, Caterina Corner». 

La coppia ha avuto due figli: Fabio e Marco. «Ho la soddisfazione di avere quattro nipoti, con i quali ho un ottimo rapporto. Quando erano piccoli venivano con noi al mare a Giulianova, in Abruzzo. La famiglia è importante. Fra i miei passatempi vi sono le carte, gioco volentieri a scala quaranta e a Macchiavelli, nonché le parole crociate. La mente deve stare in costante allenamento. Mi appassionano i francobolli, che colleziono da anni, sia italiani che svizzeri». Giorgetta Baudino oggi è una bella signora di 97 anni, che vive nella sua casa in centro città, con l’entusiasmo di chi è consapevole che la vita porta sempre con sé nuove sfide, non da ultimo quella del Covid che ha sconfitto dopo due mesi di ospedalizzazione.

Il suo motto è: «Mai fermarsi e guardare sempre avanti».

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sull'edizione del 25.06.2021

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