Qui, in un isolamento voluto, rielabora le sensazioni suscitate dall’incontro con luoghi, vicini e lontani, visitati in tanti viaggi, all’insegna di un comune denomitatore: il paesaggio e la natura. Senza, però, trascurare le tracce lasciate dalla presenza umana. Come testimonia l’attenzione per le porte, le finestre delle case, le strade, i vicoli, i mercati. Un curioso del mondo, insomma, Tarcisio Trenta, che trova spunti a ogni latitudine: dalla Norvegia al Marocco, a New York, dalle città d’arte italiane all’Engadina, sua prediletta, e adesso il Ticino delle valli e dei laghi. Visioni e percezioni che si traducono in acquerelli, dapprima sulle pagine dei suoi taccuini, alla stregua di un diario, per poi diventare opere compiute. Esposte in numerose mostre nei Grigioni e in Ticino (pure al Centro Pettirosso di Savosa), hanno ottenuto riconoscimenti da critici quotati: Claudio Guarda, Maria Will, Gilberto Isella, Paolo Blendinger. Con ciò non gode della notorietà rumorosa che fa notizia e, d’altra parte, non la ricerca. Difficile inquadrarlo in una corrente creativa definita: osservando le sue opere, è evidente un’evoluzione dal figurativo verso una rielaborazione della realtà. Quasi un presagio d’astrattismo.
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