Un diamante è per sempre, suggeriva una celebre pubblicità alludendo al dono più prezioso per suggellare l’amore eterno. Al di là delle implicazioni legate all’oggetto del desiderio femminile per eccellenza – del resto i diamanti non erano forse i migliori amici delle donne, come cantava la mitica Marylin? – il potere seduttivo dei gioielli si spinge oltre. Esercitando il proprio fascino ammaliante già a partire dall’atto stesso della creazione. Com’è accaduto a Giancarlo Dozio, 88.enne orafo luganese che ha preso alla lettera quel «per sempre», andando in pensione con 74 anni di attività sulle spalle. Una vita. «Ho sempre rimandato quel momento perché il mio lavoro è parte di me, è come respirare». Certo è che se l’aria che respiri ogni giorno sa di oro, argento e pietre preziose; se puoi dare corpo a un sogno, realizzare desideri e far felice qualcuno e se quella felicità è anche la tua, allora non è lavoro. È molto di più della semplice passione. È alchimia. Ma il tempo passa, le mani e gli occhi non sono più quelli di una volta ed ecco che la decisione è presa. A malincuore, bisogna dire basta. Il trasloco, dopo 54 anni in via Soave 4, è stato forse il momento più duro per Giancarlo Dozio, che ha dovuto smantellare pezzo a pezzo il suo laboratorio, una fitta al cuore ad ogni oggetto riposto negli scatoloni, ad ogni mobile sgomberato. «Non sono riuscito a gettare nulla, o quasi. Anche se malandati, non ho potuto separarmi dai miei attrezzi, fedeli compagni da sempre. E poi, a casa ho già sistemato il bancone da lavoro…».
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