È stato l’evento popolare più coinvolgente nel Ticino del dopoguerra. Si tenne dal 3 marzo al 3 luglio del 1949: già come durata, difficile anche come precedenti trovare qualcosa di analogo. Fu la Grande Visita che portò l’effigie della Madonna del Sasso in tutte le parrocchie della Diocesi, con imponente congresso conclusivo a Locarno per il ritorno della statua al santuario. Qualche cifra – documentata dalle cronache di allora – rende l’idea: «Centomila i ticinesi che si accostarono ai sacramenti della penitenza e dell’eucaristia. Le pagelline con l’atto di consacrazione al Cuore Immacolato di Maria furono circa 120mila». Questa testimonianza recava la firma di don Alfredo Leber, allora direttore del Giornale del Popolo.
La portata dell’imponente coinvolgimento è stata poi certificata in un intervento scritto da padre Callisto Caldelari, custode del santuario quando ci fu la «Presenza mariana» nel 1980 per il V Centenario della Madonna del Sasso. Per tale sottolineatura l’effigie fu portata nei 6 vicariati della Diocesi, con l’aggiunta di una sosta anche in Mesolcina. L’apertura delle manifestazioni per la Madonna del Sasso nei vicariati avvenne in Cattedrale a Lugano, dove il vescovo Ernesto Togni tenne un epocale discorso sui cambiamenti del Ticino nel passaggio dalla civiltà contadina alla modernità, con luci di un crepuscolo e controluci già presenti e in progressiva accentuazione inarrestabile.
L’anno dopo, il 13 settembre 1981, per la seconda festa mariana nell’anno di quel V Centenario, salirono al Sasso per una concelebrazione eucaristica l’arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini e i nostri vescovi Giuseppe Martinoli (emerito) ed Ernesto Togni…