Uno scrittore islandese, da poco insignito del Premio Nobel, che approda con la famiglia sulle rive del Ceresio per trascorrervi i mesi invernali e dar vita al romanzo che sta covando da anni. Un legame particolare con una famiglia di Castagnola che si protrarrà per decenni fino alla morte del letterato. Un albergo-pensione che non c’è più, sulle pendici del Brè, e sullo sfondo la Lugano da cartolina di fine anni cinquanta-inizio sessanta. Quella che andiamo a raccontare è una vicenda sfuggita ai riflettori della cronaca dell’epoca e che siamo in grado di ricostruire grazie a due donne che ci hanno aperto il loro album dei ricordi.
l nostro racconto comincia con una conclusione. Quella di un romanzo dello scrittore islandese Halldór Laxness (1902-1998), «Il paradiso ritrovato», che la casa editrice Iperborea, specializzata in letteratura nordica, ha da poco pubblicato per la prima volta in traduzione italiana.
Le ultime righe riportano una località e una data: Lugano/Castagnola, inverno 1959-60.
L’opera di un Nobel scritta a Lugano? Incuriositi, siamo andati a cercare senza successo nei quotidiani ticinesi di allora. La presenza di Laxness (scrittore girovago, autore di culto e Premio Nobel nel 1955) sembra essere passata in quegli anni pressoché inosservata. Abbiamo dunque provato a scrivere a Iperborea che ci ha messi in contatto con Alessandro Storti, il traduttore dell’opera.
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