Il casinò è la grande, decisiva scommessa di un’enclave che – negli anni di chiusura della struttura – non ha saputo reinventarsi, proporre nuove strade, abbozzare la nascita di un’economia differente e meno dipendente dalla monocultura del gioco d’azzardo. Non c’erano i soldi – e non ci sono tutt’ora – ma neppure idee forti e personalità trainanti. Tutto apparentemente è rimasto congelato, o quasi, in attesa della riapertura che ora è realtà. Ci sono piccoli segnali incoraggianti: nel primo weekend a porte aperte il numero di auto in circolazione è aumentato, c’è più movimento e si vede, l’amo ai clienti è stato gettato. Ma c’è anche la delusione dei vecchi, collaudati aficionados che si trovano ad avere a che fare con una struttura solo parzialmente aperta, con il personale strettamente necessario, e lo si è visto nelle lunghe code il giorno di apertura.