«L’associazione non è una scatola chiusa dove si ritrovano persone “diversamente udenti” che parlano solo tra di loro; essa comunica con l’esterno e crea ponti tra i deboli d’udito e gli udenti». Così affermava la fondatrice Milena Donadini per i 20 anni dell’associazione per persone con problemi di udito. Una premessa necessaria per comprendere lo spirito nel quale si è svolta la festa del trentesimo di ATiDu.
Un evento sì celebrativo, ma con al centro la problematica uditiva, la quale coinvolge una persona su otto nella Confederazione.
Nell’aula magna dell’Istituto cantonale di economia e commercio di Bellinzona, gremita di soci, collaboratori e simpatizzanti, la serata di mercoledì 5 ottobre ha avuto una conduttrice d’eccezione in Barbara Raveglia, giornalista della Rsi e anch’essa portatrice di apparecchi acustici. A salire sul palco per primo, il presidente Gianni Moresi, il quale ha raccontato con umiltà e orgoglio il lavoro svolto nell’arco di trent’anni sul territorio, nonché gli obiettivi che l’associazione si prefigge per il futuro, con particolare attenzione ai giovani. In quest’ottica va visto il progetto «unveroamico»: realizzato in collaborazione con la Scuola specializzata superiore d’arte applicata del Csia di Lugano, consiste in un sito web e un gioco interattivo in realtà aumentata. ATiDu se ne servirà nelle scuole per informare e sensibilizzare i giovani sui pericoli per l’udito. Non sono mancati interventi istituzionali, come quelli di Gina La Mantia, presidente del Gran Consiglio; di Raffaele De Rosa, consigliere di Stato e direttore del Dss; e di Renato Bison, a capo del Dicastero educazione, cultura, giovani e socialità di Bellinzona. Istituzioni di supporto alle sfide affrontate nel periodo pandemico, come la campagna per le mascherine trasparenti che ATiDu ha svolto sul territorio ottenendone l’introduzione negli ambienti scolastici.