Idrammatici sviluppi della guerra nell’area mediorientale hanno polarizzato l’attenzione del mondo sugli attacchi missilistici e gli attentati perpetrati da miliziani yemeniti contro le navi che attraversano il Canale di Suez e quindi che solcano la rotta del Mar Rosso. L’importanza commerciale e geopolitica di questo canale è indiscussa: permette infatti alle navi che transitano verso l’Europa di evitare la lunga rotta marittima dell’Oceano Atlantico comunemente nota come rotta del Capo di Buona Speranza. L’idea di realizzare una via navigabile tra il Mar Rosso e il Mediterraneo risale a più di duemila anni fa. Venne riproposta all’inizio del Cinquecento da mercanti veneziani a regnanti ottomani d’Egitto, però senz’alcun esito. Da parte sua, nel 1799, Napoleone Bonaparte si prefisse di riprendere il progetto di costruzione di un canale artificiale in territorio egiziano senza tuttavia riuscirvi. Errori dovuti a rilievi topografici tra il livello del Mar Rosso e il Mediterraneo ne determinarono la rinuncia.
Nel 1854 Luigi Negrelli, ingegnere nato a Fiera di Primiero (Tirolo), su incarico della Société d’Études du Canal de Suez di Parigi allestì il progetto del canale tra le città di Porto Said e Suez, concepito senza sistemi di chiuse, in modo che l’acqua del mare potesse scorrere liberamente. Vista la possibilità di realizzare l’importante opera, il diplomatico francese Ferdinand de Lesseps chiese ed ottenne da Muhammad Said Pascià, allora sovrano dell’Egitto e del Sudan, la concessione per cominciare la costruzione del canale e in seguito quella d’uso del canale per la durata di 99 anni. Nel 1854 Lesseps fondò la Compagnie Universelle du Canal Maritime de Suez che avrebbe dovuto seguire la costruzione.
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