Da ragazzo, o meglio, già da bambino, alla fine degli anni quaranta, con mio padre e mio fratello frequentavo, quale appassionato spettatore, il vecchio Campo Marzio, ora Lido. Ci si andava, a due passi dal campo, la domenica per seguire le gesta dello squadrone bianconero, con illustri eroi come Buby Corrodi, Fornara, Petrini, Bergamini, Sergio Bernasconi, Albizzati, Hasler, Mario Bernasconi, Kauer, Tettamanti e Zappia. Mi esaltavano le parate plastiche di Corrodi, soprattutto quando, su calcio d’angolo, in uscita, con una mano, quasi beffardamente, toglieva il pallone dalla testa dell’attaccante avversario.
Fornara e Petrini erano autentici mastini in difesa, Bergamini un elegante e infaticabile centrocampista, Bernasconi (detto Cirela), un funambolo e gran realizzatore, così come Hasler, possente mezzala, e Kauer. Una bella storia quella di Cirela: era talmente abile a sgusciare tra gli avversari, che fu presto richiesto dal Thun e successivamente dal Servette. Si trovò così, nel 1954, a giocare una partita amichevole contro l’Uruguay, che era in Svizzera per disputare i Campionati del mondo. «Mise a segno un gran gol, con una bomba da oltre venti metri. Così lasciai la porta e, fra lo stupore generale, andai ad abbracciarlo» commentò strabiliato il portiere Roque Maspoli, oriundo svizzero, figlio di emigranti provenienti da Caslano. Una colonna dell’Uruguay, artefice della storica vittoria sul Brasile ai Campionati del mondo del 1950 con il risultato di 2 a 1. La partita fu disputata al Maracana di Rio de Janeiro alla presenza di 199mila spettatori!
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