Il prezioso scrigno è custodito da Ester Zwahlen a Mezzovico-Vira. Di ottima fattura, racchiude carte conservate con amore e diligenza. Alcune erano note, tuttavia quelle più complicate da decifrare sono state dimenticate. Ester Zwahlen le ha ricevute dal prozio Giovanni Borla, nipote di quel Silvestro che ha dato inizio a questa straordinaria storia, che abbiamo ripercorso. Una storia di emigrazione.
Andiamo con ordine: Silvestro Borla convola a nozze nel 1833 con Costanza Daldini, sorella di don Giovanni, parroco di Medeglia dal 1828 al 1861. La coppia avrà tre figli e sei figlie, nati tra il 1834 e il 1851. È un periodo, questo dell’Ottocento, di carestie e tribolazioni. Raffaello Ceschi ne parla nel suo «Ottocento ticinese»: «Quando le avverse stagioni rovinavano i raccolti, anche il contadino di mediocri condizioni precipitava nell’indigenza e conosceva la fame. Secondo le classificazioni del tempo, il mediocre decadeva a povero e il povero a miserabile».
Amaro destino al quale neppure la famiglia di Silvestro Borla sfugge. Tanto più che Costanza muore nel 1854 a 47 anni, lasciando alcuni figli in tenera età. Dalle carte cui abbiamo avuto accesso, risulta che Silvestro è costretto a vendere la sua proprietà al cognato, don Giovanni Daldini, per 9mila franchi, con l’impegno però di quest’ultimo a retrocedere la terra al medesimo prezzo non appena la situazione fosse migliorata. Operazione che, in effetti, si compie 19 anni dopo da parte degli eredi di don Giovanni, nel frattempo deceduto a Cimadera.
Don Giovanni Daldini riesce dunque a salvare la sostanza dei Borla, ma non a tenere unita la famiglia di Silvestro: le figlie Giuseppina, Orsolina e Teresa e i figli Giacomo e Ignazio sono infatti costretti a emigrare per le avversità di quegli anni. Le prime e Giacomo in Argentina, l’ultimo in Egitto. Lo scopriamo grazie a una lettera rinvenuta tra gli atti della famiglia Borla contenuti nel cofanetto…