Giunta alla sua terza edizione, la Triennale si è consacrata come uno dei principali appuntamenti artistici sul piano internazionale, accogliendo 10mila visitatori.
È passato poco più di un anno da quando, lunedì 23 novembre 2020, lo storico mulino di Maroggia è rimasto intrappolato tra le fiamme divampate nel magazzino della struttura.
Un evento drammatico che ha colpito non solo gli abitanti, ma i luganesi tutti, visto che dal 1800 il mulino rappresentava il cuore storico del paese; a vederlo incenerito da un rogo improvviso è sembrato di assistere a un’impietosa sentenza di morte nei confronti della tradizione e della memoria locali. Sappiamo infatti quanto sia importante conservare i ricordi, proteggere le radici della nostra cultura, tanto più se sono simbolo d’un mondo vero, robusto nell’animo, come quello contadino.
Oggi, a ricordare quell’avvenimento viene un po’ la pelle d’oca, perché Maroggia è nuovamente al centro della cronaca: non più per la perdita d’un monumento, come l’ha definito il sindaco Jean-Claude Binaghi, ma per la conquista d’una nuova testimonianza, artistica questa volta, e non più solo popolare, bensì internazionale. Uno sguardo verso il futuro, che di nome fa «Street Art»: arte di strada.
Non un caso, dato che gli impervi sentieri delle montagne, i corsi fluviali del Mara e le più ampie correnti lacustri, o ancora le arterie di collegamento fra nord e sud, battute sia dalle strade asfaltate che dalla ferrovia, segnano il territorio come rughe profonde e sempre vive, sulle quali gli uomini transitano inarrestabili, microscopici e indaffarati come formiche
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