Il 15 aprile di 100 anni fa nasceva a Lugano Mario Pasquale Comensoli. Figlio di Albino, operaio anarchico di origini toscane, e della sarta Enrichetta Isella (morta pochi mesi dopo averlo messo alla luce), dipinge soprattutto a Zurigo. Considerato uno dei maggiori esponenti del realismo pittorico, le sue opere sono permeate di uno spirito umanistico e rivolte soprattutto agli emarginati. Segno che le prime esperienze nel quartiere proletario di Molino Nuovo hanno marcato la sua sensibilità, come ricordava il municipale Aurelio Longoni inaugurando nel 1974 la mostra di Mario Comensoli allestita a Villa Malpensata.
Mario Comensoli esordisce, giovanissimo, con alcuni ritratti di passanti a Lugano, finché René Daetwyler, proprietario dell’Hotel Esplanade, lo nota e gli affida un piccolo spazio nella dépendance del suo albergo, dove poter dipingere.
Nel 1942 partecipa a un’esposizione collettiva allestita nell’ambito della Fiera svizzera di Lugano e in quell’occasione – affermava Aurelio Longoni, presentando la mostra di Mario Comensoli allestita a Villa Malpensata nel 1974 – fu notato da Aldo Patocchi, membro della Commissione di sovrintendenza dei musei, che fece in modo che quella sua opera (un paesaggio) fosse acquisita dalla Fondazione Caccia. «Incoraggiato – si legge nella relazione di Longoni, all’epoca municipale di Lugano a capo del Dicastero musei e cultura – corse e vinse, sostenuto anche dalla simpatia del sindaco De Filippis, la borsa di studio comunale fratelli Torricelli, che gli permette di allargare i propri orizzonti e maturare i propri sogni».
In virtù delle sue abilità, Mario Comensoli si trasferisce a Zurigo («il secondo grande amore») e, su consiglio di Giuseppe Foglia (scultore e giornalista), dal 1945 frequenta gli ambienti culturali parigini. Nel 1953 visita con entusiasmo le mostre di Picasso e impara la tecnica per rappresentare i corpi nello spazio e in movimento.