Daniele Foletti, di cui è in libreria «Birrifici storici ticinesi» (Fontana edizioni) ne accenna nell’introduzione all’opera, segnalando l’insediamento, nel 1878 in località Cavallino, di una fabbrica di birra da parte di Emilio De-Filippis. Foletti dà un’indicazione preziosa, rilevando la presenza di una cascata in prossimità dello stabilimento.
Gli annunci dell’epoca evidenziano, a volte in modo caricaturale, questo salto d’acqua, che si trova in una rientranza a un centinaio di metri dalla riva del lago, alimentata da un ruscello che precipita dalle ripide falde della Sighignola. Non la si vede e molti ne ignorano l’esistenza, eppure agli inizi del secolo scorso la cascata era un elemento caratteristico della zona e ampiamente utilizzato a fini propagandistici nei manifesti destinati soprattutto alla facoltosa clientela d’oltralpe, affascinata dal lago e dalle sue decantate virtù climatiche e paesaggistiche.
Attività cadute nell'oblio
La produzione della birra era la faccia di una realtà vivace e frizzante, che ruotava attorno al Restaurant de la Cascade Cavallino. Di questo locale, elegante e dalle dimensioni ragguardevoli, non resta più alcuna traccia. Diversa è invece la situazione del birrificio, il cui edificio, seppur diroccato, è tuttora visibile ai piedi della cascata. Una decina d’anni fa l’architetto Michele Malfanti, su incarico del proprietario dei fondi, ha condotto rilievi in quella zona, portando alla luce tracce inequivocabili della presenza, in quella gola sul confine tra il territorio svizzero di Lugano e quello italiano di Campione, di attività industriali. Del birrificio, nella parte più profonda dell’insenatura, restano come detto i muri. La facciata principale è intonacata e dipinta di rosso, mentre quella retrostante, addossata alla montagna, è grezza. Il torrente, attraversato da alcuni ponticelli e passerelle, scorre tra robusti muri d’argine.
Avvicinandosi alla riva, si scorge un secondo stabile di modeste dimensioni: si tratta di una vecchia centralina, che utilizzava le acque dello stesso torrente per produrre elettricità. Corrente che verosimilmente serviva anche il vicino «Restaurant de la Cascade». L’acqua era prelevata sopra la cascata e raccolta in una condotta di ferro di cui sono ancora visibili alcune parti aree.
«Generatori come quello di Caprino erano frequenti all’inizio del secolo scorso. Il più delle volte – spiega Marco Casari, che ha condotto ricerche amatoriali sul territorio in questo ambito – si trattava di impianti privati di piccole dimensioni, la cui produzione era destinata a una clientela ristretta, spesso a un solo utente». Del ristorante si può intuire l’esistenza dai terrazzamenti e da alcuni alberi imponenti, piantati attorno al locale per ombreggiare i tavoli e il viale per il gioco delle bocce.
Ambiente frizzante oltre lago
Insomma, quella valletta angusta pulsava di vita e industriosa intraprendenza. Un fervore di cui sono testimoni alcuni documenti – fotografie, inserzioni pubblicitarie, manifesti – che, con un po’ d’immaginazione, permettono di comporre un quadro dai toni vivaci. Quanto alla fabbrica della birra, sappiamo dall’Archivio storico della Città di Lugano che Emilio De-Filippis, nell’estate del 1877, aveva inaugurato una «Birreria Luganese» nell’odierna piazza Dante di Lugano. Nel febbraio dell’anno successivo, apriva una fabbrica di birra a Cavallino, dotata di ghiacciaia. Le informazioni trovano riscontro in un annuncio, che recita: «Fabbrica di birra alla cascata di Caprino di Emilio De-Filippis con deposito alla Birreria Luganese in piazza del Liceo 59 a Lugano». La stessa birreria De-Filippis, in un’altra inserzione «rende di pubblica ragione che nell’anzidetta birreria, oltre alle qualità di birra di centesimi 25 e 30 al litro, vi è pure il così denominato Bokhier, ovvero Birrone, al prezzo di centesimi 38 al litro». Interessante è un’ulteriore segnalazione di tale Simone Cavallini, il quale, presentandosi come proprietario, si dichiara disposto ad affittare «per il 1° del prossimo anno 1878 un buonissimo locale ad uso fabbrica della birra alla cascata di Caprino, detta al Cavallino, finora usata a tale scopo dal sig. Giuseppe Beretta, birraio in Lugano». Costruita da De-Filippis, la fabbrica è stata quindi ceduta dopo pochi mesi a Simone Cavallini.
Da lì in poi non ci è stato possibile ricostruire il cammino di questa impresa, che sembra essere sfuggita all’attenzione dei cronisti dell’epoca. Se tuttavia qualcuno fosse in possesso di informazioni o documenti che si rifereriscono a questa attività può rivolgersi alla redazione.
Lo chiamavano «pane liquido»
Collezionista e conoscitore, Daniele Foletti traccia la storia della birra e ripercorre i luoghi dove si produce (o si produceva). Un libro scritto con passione e competenza, una novità per il Ticino.
L’autore confessa che già da giovane aveva l’intenzione di scrivere qualcosa su questa bevanda e negli anni ha messo da parte oggetti e documenti che riguardavano l’argomento che lo appassionava, dando vita ad una vera e propria operazione di setaccio. Operazione sempre più difficile a causa della progressiva scomparsa, non solo in Ticino, degli opifici dove veniva prodotto quello che qualcuno definì «pane liquido». Il tutto completato da lunghe e complesse interviste a chi aveva un tempo animato questo settore, a tutti i livelli. Un libro che si fa apprezzare anche per le sue splendide immagini, frutto di certosine ricerche: manifesti d’epoca, bottiglie, targhe, tappi di bottiglia e altro ancora. Riguardo gli stabilimenti in attività nel Luganese, Foletti si sofferma in particolare sulla Birreria Vassalli & Schlee di Lugano e sulla Fabbrica di birra Fratelli Conti a Lugano/Melide.
L’autore ritiene che l’epoca d’oro della produzione di birra sia ormai tramontata, anche se sono nati tanti microbirrifici, che forse rappresentano una speranza per il futuro. Il libro è disponibile per l’acquisto nelle librerie del Cantone e online all’indirizzo www.fontanaedizioni.ch.